IL CORSIVO – IL SOGNO AD OCCHI “CHIUSI” DI LANDINI

Referendum dell’8 e 9 giugno sul Jobs act e sugli anni di residenza per ottenere la cittadinanza italiana.
In una lunga intervista al Corriere della Sera, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che è tra i principali promotori e certamente il più impegnato sostenitore politico della campagna referendaria – ha detto tra l’altro che: 1) Quelli al voto tra un mese “… Non sono referendum contro questo o quel governo o forza politica, tanto più che l’attuale maggioranza non votò il Jobs act, legge del governo Renzi. Questi referendum sono contro una cultura dominante, quella che Bergoglio chiamava cultura dello scarto, che ha attraversato governi di diversi colori, dove il profitto e il mercato l’hanno fatta da padrone. Noi, invece, vogliamo rimettere al centro il lavoro, le persone e i loro diritti”. 2) “…Da questo voto può partire una nuova fase politica”.
Diciamo subito che il punto di vista di Landini è rispettabilissimo ma non per questo necessariamente condivisibile: circostanza di cui il leader Cgil è democraticamente consapevole, anche se – sui temi del lavoro in modo particolare – ritiene d’essere depositario della Verità rivelata. Ciò che invece appare molto improbabile possa accadere è che i referendum testé citati abbiano la benché minima capacità di aprire una nuova (nel senso di migliore) fase politica. La prospettiva agognata da Landini – massimalista almeno quanto la “compagna” Schlein – non è soltanto velleitarismo in salsa marxista-leninista, peraltro scaduta, quant’anche e soprattutto non fa i conti – ahinoi! – con la necessità d’un moderatismo politico mai come ora indispensabile per frenare il consenso elettorale sempre più sbilanciato verso destra, e non solo in Europa.
In altre parole, giusto per esemplificare, è fuori dalla realtà, oltre che dalla grazia di Nostro Signore, pensare seriamente che un Renzi, un Calenda e parte decisamente moderata dell’elettorato oggi astensionista possano imboccare il percorso politico sognato dal leader Cgil. Già nell’essenza ideologica si tratta di visioni diametralmente opposte; figurarsi cosa accadrebbe allorquando si venisse chiamati ad affrontare l’attività programmatoria e, ancor di più, l’azione governativa.
Intanto, sui tempi immediati, proprio il pragmatismo – metà sano e metà cinico – del Renzi citato da Landini ci ricorda che “il quorum referendario non si farà neanche con il binocolo”. Altro che nuova fase politica!

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