La politica si defila e lascia Avellino allo sbando. Ecco il conto da pagare che resta ai cittadini

Ad Avellino 5 sindaci su 6 negli ultimi 23 anni sono stati commissariati per ragioni politiche, con conseguenze che hanno pagato i cittadini. Ma il conto più salato potrebbe essere il prossimo per un Comune che ha ancora un disavanzo di 26 milioni, strade da rifare e un teatro chiuso

A quattro giorni dall’appello lanciato dal Sindaco di Avellino ai consiglieri comunali, sollecitando un impegno oltre gli steccati per evitare il sesto commissariamento in 23 anni, la politica sembra defilarsi in silenzio. La dissoluzione della maggioranza politica uscita dalle urne un anno fa compromette un percorso amministrativo che rischia ora di saltare, se l’ente fosse costretto a fermarsi per undici mesi di ordinaria amministrazione che la fine anticipata della consiliatura imporrebbe. Il conto più salato lo pagheranno certamente i cittadini. Con un Comune che ha ancora un disavanzo di 26 milioni, strade da rifare e un teatro chiuso, sono numerosi i dossier che verrebbero rinviati almeno di un anno, in attesa delle nuove elezioni. Dal Centro per l’autismo all’Eliseo, dalla riconversione dell’ex Isochimica alle scelte urbanistiche urgenti per ridare slancio all’economia legata all’edilizia e ai servizi nel centro direzionale e nelle periferie, fino ai grandi investimenti non ancora concretizzati: il Prius per centro storico e periferie, il Parco del Fenestrelle, il riassetto dei trasporti e la riapertura della stazione ferroviaria, solo per citare alcune questioni. La politica fa spallucce, per ora, anteponendo al momento le proprie strategie di parte ai problemi di una comunità, che assiste silente per adesso, in attesa di dire la propria, forse già nel 2026, quando dovrà eleggere i nuovi consiglieri comunali.

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