Polemiche sul Piano Strategico nazionale Aree Interne: “Spopolamento irreversibile, serve un’assistenza al declino”

Pubblicato circa una settimana fa, il documento porta la firma del Ministro per la Coesione Territoriale Tommaso Foti. Il Paese nella morsa del crollo demografico prende atto della condizione dell’Italia di dentro, e della forbice sempre più ampia tra "l’osso e la polpa" per dirla con Rossi Doria. Il primo commento è dello scrittore Franco Arminio: le aree interne non sono un hospice e non si può programmare un suicidio assistito

Il piano strategico nazionale per le aree interne firmato dal Ministro per le politiche di coesione Tommaso Foti pubblicato appena una settimana fa, sta innescando la levata di scudi non solo delle 72 aree Snai già classificate, ma anche delle nuove 56 aree che saranno finanziate da fondi nazionali e regionali.

Nel documento di programmazione 2021-2027 lo Stato conferma l’attenzione verso le Aree Interne garantendo le necessarie risorse finanziarie tramite lo stanziamento di ulteriori 310 milioni di euro, ma nell’elenco delle tipologie degli obiettivi fissati nella prospettiva di rafforzare le condizioni, prevede l’accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile.

Il Paese nella morsa del crollo demografico prende atto della condizione dell’Italia di dentro, e della forbice sempre più marcata tra l’osso e la polpa per dirla con Rossi Doria.

L’obiettivo 4 inserito nel piano suona alla stregua di una resa, di un suicidio assistito. “Un numero non trascurabile di Aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste Aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”.

Lo scrittore Franco Arminio grida alla delimitazione di un Hospice per malati terminali. Scatta il malpancismo, quel sussulto popolare di indignazione che sta montando in queste ore da parte di chi vive le aree interne e prova a ribaltare la clessidra. Di chi qui prova a investire e a portare innovazione, a garantire i servizi essenziali sulla scorta di declinazioni geografiche e culturali. Di chi prova a rianimare tutti i giorni, con la speranza di invertire la rotta e garantire l’immortalità.

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