IL CORSIVO – LA MINISTRA ROCCELLA E LE “GITE” AD AUSCHWITZ

C’è una parte, per fortuna infinitesima, del mondo femminile italiano che in questi ultimi giorni appare con le idee politiche un tantino confuse. Lasciamo perdere la relatrice speciale Onu Francesca Albanese: abbiamo in comune le radici irpine, carità di “patria provinciale” suggerisce un pietoso omissis.
Prendete piuttosto la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella. Come le sarà mai venuto in mente di dire che “Le gite scolastiche ad Auschwitz sono state un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta”?
Più che legittima, allora, la reazione della Senatrice Liliana Segre. Ha detto: “Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito “gite” i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere affermato che sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo”. Ed ha aggiunto: “… La formazione dei nostri figli e nipoti deve partire dalla conoscenza della storia. La memoria della verità storica fa male solo a chi conserva scheletri negli armadi”.
Ci consentirà una chiosa al Suo pensiero, la Senatrice Segre. Il problema non è se qualcuno abbia oppure no scheletri negli armadi. Nel caso specifico della ministra Roccella, d’altra parte, la questione non si pone a prescindere. Piuttosto, il problema della ministra, almeno a giudicare da ciò che ha detto sulle “gite” scolastiche ad Auschwitz e commento annesso, è ciò che Ella “non ha” negli armadi e forse neppure in libreria. Non ha, ad esempio, un buon volume di Storia.

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