Caso Sidigas, vicenda asfissiante. De Cesare e Festa ‘aprano le finestre’

Le avete presente le caratteristiche del gas? E’ una massa aeriforme, invisibile e intangibile, non ha perciò sostanza, non si vede e non si tocca. Però ha odore, o detta in altro modo, si sente la puzza. Sarebbe difficile descrivere meglio l’intero affaire Sidigas, di cui tifosi e gli addetti ai lavori non riescono a coglierne l’essenza a causa del silenzio di patron De Cesare, ma possono ben percepire, fortissimo, il cattivo odore che sprigiona.
Tutto ruota intorno al 12 luglio, data che ormai i tifosi irpini attendono come fosse il giorno dell’indipendenza, ma che potrebbe rivelarsi un termine aleatorio, visto che quel giorno probabilmente non accadrà assolutamente nulla. Gli avvocati della società, per controbattere le dure accuse della procura, stanno preparando la strategia di difesa; ieri vi abbiamo aggiornato sulla volontà di preparare una memoria difensiva chiedendo una ristrutturazione del debito, oggi le stesse fonti ci comunicano che sale la possibilità invece di proporre un concordato preventivo che rassicuri i creditori. Insomma, la linea non è definita, i dubbi sono leciti vista l’importanza della partita, ma l’obiettivo e il risultato potrebbero essere chiari invece: puntare al rinvio e spostare la decisione definitiva del giudice di qualche mese, per potersi preparare al meglio.
Ma se il caso Sidigas è una vicenda assolutamente privata (eccezion fatta per i 200 dipendenti, ma per quelli ci sono i sindacati: a proposito, dove sono stati fino ad oggi?) e possiamo anche comprendere il silenzio di De Cesare sul punto, per calcio e basket invece, dove è in gioco la passione degli avellinesi, la situazione è ben diversa. L’atteggiamento di De Cesare sta diventando snervante per i tifosi. E non agevola, per di più, quelle che sarebbero le sue intenzioni, cioè quelle di vendere, sempre che siano reali. Senza chiarezza gli imprenditori interessati attendono, a maggior ragione, il 12 prima di presentare un’ eventuale offerta, e uno striminzito comunicato non ha di certo aiutato a sciogliere i dubbi.
Tant’è che il basket è già finito male, malissimo. Dopo 19 anni di gloria oggi si è costretti a digerire una doppia retrocessione in serie B, nella migliore delle ipotesi. Qualche parola in più, detta nei tempi giusti, su una situazione che non può essere esplosa da un giorno all’altro, forse avrebbe potuto cambiare le sorti della Scandone. E non vorremmo che le mancate parole di oggi rovinino anche il futuro dell’Us Avellino.
Le ultime indiscrezioni raccontano che il presidente Claudio Mauriello starebbe iniziando a pensare ad allestire la squadra, visto che di offerte concrete negli uffici di De Cesare non ne sono arrivate. Ma si vuole vendere davvero allora? E a che prezzo? E a chi, visto che nel comunicato De Cesare si mantiene il diritto di valutare la professionalità del futuro, eventuale acquirente? Che caratteristiche sono necessarie? Insomma, c’è confusione sotto il cielo Sidigas e l’incertezza, si sa, è acerrima rivale di mercato e acquisti.
E non aiuta, nonostante gli sforzi e la buona fede che gli riconosciamo, il ruolo assunto dal sindaco Gianluca Festa. E’ diventato il portavoce di De Cesare, megafono però della sua indeterminatezza: prima ci ha raccontato che la Comtec aveva dato esito positivo alla pratica Scandone, poi ci ha detto che le due società andavano vendute assieme, poi ci ha comunicato che sarebbero state cedute a titolo gratuito, ora afferma che la vendita è separata, onerosa, e che il basket è meglio che se lo tenga De Cesare, data la mole debitoria presente. Non sappiamo come sarà da sindaco ma come intermediario non è che se la cavi proprio bene, e forse è meglio che si tiri fuori da un ruolo in cui ha anche pesanti conflitti d’interesse: amico di De Cesare dai tempi in cui era vicesindaco, quando scadde la concessione del gas che da allora va avanti in proroga beatamente sempre a favore della Sidigas, e amico, nonchè alleato politico, di D’Agostino, che nella vicenda potrebbe anche giocare un ruolo determinante.
A ognuno il suo ruolo dunque. Festa faccia il sindaco e pretenda chiarezza anche lui, invece di essere complice di De Cesare o peggio, di impastare trattative; De Cesare invece, da titolare delle società sportive della provincia, racconti per filo e per segno le cose come stanno. Gliene saremmo grati, come già lo siamo per quanto ha fatto fino ad oggi: ha portato in questa provincia lavoro, basket ad alto livello per anni, e salvato il calcio riportandolo in una dimensione consona. E non ci dispiacerebbe affatto se continuasse a farlo, anzi: ma è arrivato il momento, nel caso, di dirlo a gran voce.

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