Pd e M5S, abbiamo un problema
“C’era un volta il consiglio comunale”, avevamo intitolato la cronaca della prima assise dell’era Festa, oggi potremmo scegliere “C’era una volta la politica”, non vorremmo concludere la trilogia tra un pò di tempo con “C’era una volta Avellino”. Ma quando i principali organi della democrazia, cioè i partiti, anzichè una risorsa appaiono essere una condanna, c’è poco da essere ottimisti.
Guardiamo al centrosinistra e al partito democratico. Il nuovo commissario di via Tagliamento Aldo Cennamo aveva riposto grandi speranze nel consiglio comunale di Avellino per far partire il processo di pacificazione del Pd; i protagonisti principali sarebbero dovuti essere i due competitor, Luca Cipriano e Gianluca Festa, da cui si attendevano gesti cavallereschi.
Ma il commissario è invece costretto ad assistere all’ennesima tenzone. Cipriano ha elencato tutte le falle del programma di Festa e le coincidenze dei rapporti politici tra il sindaco e l’imprenditore D’Agostino; Ettore Iacovacci, capogruppo Pd, ha rincarato la dose parlando di militarizzazione di ogni poltrona possibile indossando poi i panni di Cassandra sul futuro del palazzetto e della piscina comunale; Nicola Giordano, dal gruppone di centrosinistra, non ha perso occasione per evidenziare i conflitti d’interesse della neonata amministrazione e la posizione dell’assessore di D’Agostino, Stefano Luongo, al patrimonio.
Festa, attaccato a testa bassa, ha reagito menando pugni a destra e manca, rivendicando una libertà che sostiene di avere da 20 anni. “Chi continua a raccontare favole dimostra di avere la memoria corta”, ha replicato il sindaco riferendosi a Cipriano e le contraddizioni della sua coalizione, “non permetto a nessuno di addebitarmi pratiche clientelari” ha concluso.
Il tutto davanti agli occhi di Cennamo: attendeva che sbocciasse un germoglio, torna a casa con un fiore appassito.
Non se la passa meglio il M5S. Dal 60% di un anno fa si assiste increduli oggi alla scissione dell’atomo. Succede quando il tuo capetto politico, desaparecido da un po’ di tempo a questa parte, sceglie dapprima di boicottare il suo stesso sindaco fino a costringerlo al suicidio politico sbagliando tutto ciò che è possibile sbagliare, convinto, bontà sua, che l’anno dopo avrebbe raccolto alle urne l’80% dei consensi; nel mentre decide di bloccare l’unico grande cantiere in corso in tutta l’Irpinia, cioè la Lioni-Grotta; non contento preferisce poi accantonare tutti gli storici attivisti del suo stesso Movimento per affidare il partito nelle mani di personaggi in cerca d’autore.
Quanto a Urcioli, chi era costui? Inutile ricordargli che gli elettori a 5Stelle lo hanno scelto per stare all’opposizione di questo centrosinistra, condannato a più riprese durante la campagna elettorale dal clan pentastellato a cui sostiene di appartenere, e non per fare la stampella di Festa, altrimenti avrebbero scelto l’originale.
Ma Urciuoli, un buon uomo in cerca di visibilità, ha rinunciato a guadagnarsi quest’ultima attraverso una fiera opposizione preferendo sedersi sui comodi banchi della maggioranza per conquistare il suo attimo di gloria. Ma al di là di qualche eventuale croccantino amministrativo, ne ricaverà poco altro. Collocandosi all’interno di una maggioranza già abbondante, dove alla fine diventa solo uno fra tanti, Urciuoli si trasforma in un semplice numero che nulla toglie e nulla aggiunge alla causa. Irrilevante dunque, e da tale lo tratteremo in futuro. La pena del contrappasso che si abbatte su chi voleva censurare la stampa e finisce per essere censurato; ma non dagli organi di informazione, bensì dalle sue scelte.
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