Detenzione, spaccio, estorsione. Sgominata la banda della droga guidata da un vertice avellinese

I carabinieri del comando provinciale di Avellino hanno eseguito 16 arresti e 3 obblighi di dimora

Durante il periodo del lockdown, quando le norme anti contagio da coronavirus impedivano di uscire di casa se non per comprovate esigenze – e l’acquisto di droga non era certo tra queste – gli spacciatori si erano organizzati per venire incontro alle esigenze dei loro clienti. Un servizio porta a porta per recapitare cocaina, hashish, marijuana, crack . Gli spacciatori accettavano anche il pagamento con reddito di cittadinanza. È quanto ha svelato l’operazione Delivery dei carabinieri di Avellino. Ad illustrare i dettagli dell’operazione, in una conferenza stampa presso il comando provinciale dell’Arma, il colonnello Luigi Bramati affiancato dal capitano Fabio Iapichino comandante della compagnia carabinieri di Avellino

150 Carabinieri del Comando Provinciale hanno dato esecuzione a 19 misure coercitive emesse dal G.I.P. per i reati di “Detenzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti” nonché “Estorsione”. Perquisizioni sono state eseguite con l’ausilio di unità del Nucleo Carabinieri Cinofili di Sarno. Impegnato anche un elicottero del 7° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pontecagnano.

In carcere sono finiti un A. R. 24enne,O. D. A 47enne ed A F 53enne, tutti di Avellino. Arresti domiciliari per altre 13 persone con età compresa tra i 20 ed i 65 anni residenti in Irpinia e nelle province di Caserta e Salerno. Ed infine disposti tre ogglighi di dimora. Le indagini sono state svolte tra il novembre 2019 e l’aprile 2020. La droga veniva venduta non solo ad Avellino e nei comuni limitrofi, ma anche nell’area napoletana e nella provincia di Salerno.

Secondo quanto ricostruito dai militari lo stupefacente veniva consegnato a domicilio. Per la prima volta in Irpinia ha fatto la sua comparsa il crack. I militari hanno infatti smantellato tre laboratori casalinghi dove con rudimentali attrezzature veniva preparato la droga.

Nella contrattazione tra acquirente e venditore gli stupefacenti diventavano prosciutto crudo, cavi elettrici, birra. L’attività di spaccio in alcuni casi avveniva anche con l’impiego di una minore che fungeva da intermediaria.

Una sessantina i clienti. Alcuni tossicodipendenti non disponendo di denaro contante per far fronte al pagamento ella dose si impegnavano ad estinguere il debito non appena ricevuto il reddito di cittadinanza. Gli spacciatori non lesinavano minacce ai familiari dei clienti che non pagavano per tempo la dose ricevuta. “se non paghi, me la vedo con tuo figlio. Sappiamo dove va a scuola”. Questo il tenore delle minacce

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