Da borghi fantasma a musei a cielo aperto
Aquilonia, Melito Irpino e Conza della Campania nel dossier redatto da Società italiana di geologia ambientale e Archeoclub
Prima i terremoti. A seguire il dissesto idrogeologico: 1930, 1962 e 1980. Paesi abbandonati per causa di forza maggiore, comunità che ricostruite sulla memoria nelle cosiddette new town. Si chiamano borghi fantasma. Ora c’è un progetto per valorizzarne la bellezza, cancellando quell’immagine di dolore e malinconia. Aquilonia, Melito Irpino e Conza della Campania. Tre luoghi, tre musei a cielo aperto. Tre realtà irpine nello studio condotto dalla società italiana di geologia ambientale e da Archeoclud: 32 le Ghost cities censite in Italia. Il lavoro sarà presentato giovedì a Roma. “Tre siti interessati in modo catastrofico da fenomeni naturali – dice la ricercatrice del Cnr, Sabina Porfido che ha partecipato alla ricerca – non in tutti casi però – avverte – la delocalizzazione ha contribuito con il tempo ad avere un effetto di rilancio per i paesi abbandonati in maniera forzata”
I commenti sono chiusi.