Alta Capacità, la stazione Hirpinia dal sogno bipartisan alla frenata 5Stelle

Se volete cercare un punto comune tra i vari governi degli ultimi vent’anni quello è la stazione Hirpinia dell’alta capacità, un progetto bipartisan che non aveva fatto i conti con l’ingresso prepotente nella politica italiana di una terzo blocco parlamentare, quello del Movimento 5stelle, ora al governo, e che rischia di mandare all’aria un accordo fortemente cercato e trovato dopo più di venti anni.

Dieci anni se si parte dal 2009, anno in cui a Benevento, governo Berlusconi, fu presentato il progetto preliminare, con la benedizione della regioni Puglia e Campania. Ma già nel 2000, l’allora ministro ai trasporti Pierluigi Bersani, erano i tempi del governo Amato II, si presentò ad Ariano ad annunciare i finanziamenti della famosa e discussa tratta Apice Orsara, dove ricade il progetto della stazione di Grottaminarda.

D’altronde, di Napoli-Bari ad alta velocità si parla da 35 anni: un progetto ritenuto indispensabile per iniziare a colmare il gap del meridione con un centro nord che viaggia da sempre ad un altra velocità, dove la tav è già realtà da anni. 6,2 miliardi di euro di investimento per unire Napoli a Bari in due ore, si tratta dell’opera pubblica più imponente messa in cantiere al momento per il mezzogiorno, e l’Irpinia non voleva e non poteva assolutamente perdere questo treno. Rimanere tagliata fuori dal percorso poteva significare dire addio all’ultima occasione di ritrovare centralità nello scenario di sviluppo immaginato a Roma, realizzare invece una stazione in Irpinia poteva essere l’argine a un lento spopolamento che appare inarrestabile, puntando a trasformare la provincia nel nuovo snodo commerciale e logistico del centro sud, cerniera tra mar Adriatico e mar Tirreno. Questo è il sogno di tutti gli amministratori e i parlamentari irpini che negli anni, a prescindere dal colore della maglia, hanno pressato Roma e Ferrovie dello Stato per la realizzazione della variante di Grottaminarda e relativa stazione Hirpinia

Un progetto dopo lungo tempo benedetto in primis ai tempi di Berlusconi, Stefano Caldoro, Nichi Vendola, e poi sugellato da Renzi nello “Sblocca Italia” del 2014, approvato da De Luca ed Emiliano, passando per l’ok definitivo del commissario del progetto, il dirigente Michele Elia, nominato da Ferrovie dello Stato per accelerare i tempi vista l’agonia burocratica in cui era finita l’intera opera.

Ora invece i primi cantieri della Napoli-Bari in partenza dal capoluogo partenopeo sono avviati, c’è finalmente una data di fine lavori prevista nel 2026, e si era posto fine a una lunga serie di tira e molla sul tratto più delicato (e anche più costoso, si sfiora il miliardo di euro), l’Apice-Orsara, con il progetto approvato dalla conferenza dei servizi a cui hanno partecipato le amministrazioni locali e la regione Campania, con la firma sancita nel comune di Ariano Irpino dal sindaco nonchè presidente della provincia Domenico Gambacorta.

Sembrava fatta maa dopo la pubblicazione dei bandi per la progettazione esecutiva, che include la stazione Hirpinia, ecco la doccia fredda delle parole del neogoverno a 5stelle, prima quelle del neosottosegretario al Mise Andrea Cioffi, che ritiene la variante di Grotta inutile, controproducente e di conseguenza uno spreco di tempo e denaro, cui fanno seguito le dichiarazioni in scia dei parlamentari irpini Generoso Maraia e Carlo Sibilia, perplessi sulla tratta ma anche sul da farsi, lasciando più dubbi che certezze.

Il progetto insomma torna a rischio, e la Napoli-Bari per l’Irpinia sembra trasformarsi nel treno dei desideri.

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