Ciampi in aula col lanciafiamme: altro che scuse, sindaco contro tutti

Chi si aspettava scuse e aperture al dialogo è rimasto deluso, Vincenzo Ciampi in aula consiliare si presenta con un vero e proprio lanciafiamme. Il suo discorso che apre il consiglio comunale, chiude praticamente le porte a ogni possibilità di accordo, e il voto sulle linee programmatiche diventa solo un inutile orpello: Ciampi tira dritto senza guardare in faccia nessuno.

“Ho scelto di fare il sindaco perchè io e altri avellinesi non ne potevamo più di una città devastata da 50 anni di clientelismo funzionale alla creazione di consenso elettorale. Denari sprecati, vicende imbarazzanti -sputa contro i consiglieri- dal passato ereditiamo una casa in fiamme che ogni giorno proviamo a spegnere col fuoco. Senza lamentarci ci stiamo rimboccando le maniche, ma invece che pensare a soluzioni per la città ci costringete a discutere dei manifesti 6×3.Ci siamo limitati a informare- spiega sul punto Ciampi- di quello che accade alla città: avete boicottato il ferragosto agli avellinesi per una presa di posizione strumentale. Mi sarei aspettato nel corso degli anni passati stesse prese di posizione, con tanto di interviste infuocate, sugli scandali che hanno colpito le amministrazioni precedenti, invece al tempo non si levava voce. Sarebbe il caso- conclude in completa trance agonistica- che prima di accusare gli altri di non rispettare scelte o istituzioni si guardi prima in casa propria. Ora vi chiedo di essere rispettosi del nostro lavoro e del voto popolare che ha espresso un sindaco a 5Stelle”.

Il discorso è stato interrotto un paio di volte dai banchi del centrosinistra all’urlo “dittatura dittatura”, solo per problemi di tempo non possiamo raccontarvi il proseguio del consiglio e la replica dei consiglieri, ma rimedieremo domani.

Possiamo oggi solo immaginare dove vuole arrivare Ciampi: costretto ad essere alla guida di un governo di minoranza, ha scelto di ridurre quella minoranza all’osso, limitandosi al recinto dei suoi 5 consiglieri pentastellati. Nessun accordo, niente “inciucio” con nessuno, ma si va avanti dritti, in attesa di farsi sfiduciare, dato che in queste condizioni governare è matematicamente impossibile. Obiettivo, ritorno alle urne con la speranza di incassare bottino pieno. Il risultato: bloccare letteralmente una città già allo sfascio e mancare di rispetto a tutti coloro che non lo hanno votato, dimenticandosi di non essere solo il sindaco dei pentastellati, ma di tutta Avellino: e a conti fatti, si tratta dell’ottanta per cento dei cittadini, questo ci dice il 10 giugno. Un capolavoro a 5Stelle, ca va sans dir

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