Programma bocciato, Ciampi commissariato dall’opposizione

Rimandato a novembre. Il sindaco Ciampi rimedia una sventola da parte del consiglio comunale che in massa boccia il suo programma, ma lo schiaffone si trasforma in men che non si dica in una semplice carezza per spirito ed opera del partito democratico che ha deciso di non far cadere il sindaco ora, bensì solo dopo le provinciali. O forse anche dopo, comunque entro febbraio, in tempo utile per tornare al voto la prossima primavera. Un mandato ad orologeria dunque quello del primo sindaco di Avellino a 5stelle, con il Pd che chiede a Ciampi di mettere al sicuro, in questo tempo a disposizione, il bilancio consuntivo, l’azienda consortile del piano di zona e i 18 milioni di fondi europei destinati alla città; mentre via Tagliamento pensa a mettere bandierina a Palazzo Caracciolo, ammettendo candidamente gli interessi in provincia. Solo dopo arriverà la sfiducia al sindaco

In pratica un’amministrazione commissariata dall’opposizione, con il partito democratico che si permette il lusso anche di dettare l’agenda a sindaco e giunta, mentre Ciampi può contare solamente sui suoi 5 consiglieri a 5stelle, i due della Lega e Adriana Percopo. Le sue linee programmatiche infatti vengono completamente denigrate dal resto consiglio comunale, “sono un copia e incolla non solo del programma di Verona, ma anche dei comuni di Vieste, Torino, Chieti e Latina”, svela Giordano, “sono superficiali, confuse, senza coperture economiche”, fanno notare Bilotta e La Verde, “un documento incompleto, che non propone soluzioni né tempi e che, quindi, è inadeguato allo scopo”, deride Arace, “speravo foste diversi dalla vecchia politica, vi state dimostrando peggio di chi vi ha preceduti” condanna Marietta Giordano. E anche Forza Italia sceglie l’astensione, il diktat dei vertici del partito impone ai consiglieri di evitare apparentamenti formali e concede solo un semplice sostegno ai provvedimenti indispensabili.

Insomma sindaco e consiglieri grillini isolati, praticamente commissariati dal centrosinistra: una specie di pena del contrappasso dopo averli criticati e offesi senza pietà. Unica via di fuga, le dimissioni, che il sindaco per ora non sventola. E nella morsa tra chi non molla e chi non sfiducia è andata a finire la città, vittima più che di un’anatra zoppa, di un piccione tetraplegico

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