“Noi con Loro”, la figlia di De Mita attacca la procura. D’Onofrio: “Mai così nemmeno dai mafiosi”
Il caso "Noi con Loro". Dopo il provvedimento del Tar di annullamento della revoca della convenzione comunale con il centro della signora De Mita, la figlia Antonia attacca duramente la procura confondendo il processo penale con la giustizia amministrativa. La replica del procuratore D'Onofrio: "Mai subito un attacco così nemmeno dai mafiosi in trent'anni di magistratura"
“Noi con Loro”, duro botta e risposta a distanza tra Antonia De Mita e il procuratore Vincenzo D’Onofrio. A iniziare è la figlia dell’ex premier che due sere fa su facebook si è sfogata attraverso un post al veleno: “Mia madre, Anna Maria De Mita, 83 anni, ha vinto la causa con cui alla sua età è stata perseguitata. Ha vinto la causa su Noi con loro. Uno speciale ringraziamento ai sorrisi beffardi del procuratore che se la vedrà con Dio. Come tutti quelli che hanno riempito di contenuti le loro squallide campagne elettorali. Di piccoli molluschi di periferia. Dove resteranno” ha digitato sul social network, riferendosi alla sentenza del Tar che ha bocciato la revoca della convenzione decisa dal comune riconsegnado alla Onlus della madre le strutture e i terreni di via Morelli e Silvati.
Ma questo per quanto riguarda il procedimento amministrativo, che è ben altro capitolo rispetto allo scandalo Aias, dove è in pieno svolgimento il processo penale scaturito dall’inchiesta della procura avellinese, guidata appunto da D’Onofrio, in cui Anna Maria Scarinzi è rinviata a giudizio per false fatturazioni e truffa aggravata, assieme ad altre nove persone, tra cui le sue due figlie, Simona e Floriana, e l’ex amministratore Aias Gerardo Bilotta.
Non si è fatta attendere la replica del procuratore D’Onofrio ad Antonia De Mita. “Differentemente da quanto lasciato intendere da quel post, l’inchiesta non ha ancora avuto una definizione processuale”, le parole di D’Onofrio rilasciate al Quotidiano del Sud, “non voglio addentrarmi ovviamente nel merito delle vicende processuali, di cui si sono occupati oltre me anche il gip, il tribunale del Riesame e la Cassazione. Ma in generale il discorso non cambierebbe anche nel caso di assoluzione, perchè non sono consentite, anche in quell’evenienza, espressioni del genere, sfornite di qualsiasi fondamento reale”.
Il magistrato non esclude un’azione penale nei confronti della De Mita “perchè mi sento chiamato direttamente in causa in maniera tanto inopportuna quanto aggressiva; mi riservo perciò qualsiasi iniziativa volta a tutelare la mia persona, in ragione della evidente portata denigratoria di quelle frasi. Mi si attribuiscono intenti persecutori nei confronti di un’indagata e atteggiamenti irridenti nei suoi confronti che mai ho avuto verso nessuna delle migliaia di persone che ho sottoposto ad indagini nella mia carriera. Nemmeno il più callido dei mafiosi su cui ho indagato – conclude D’Onofrio – in quasi 30 anni di professione ha mai lamentato un atteggiamento persecutorio, irridente, men che corretto. E centinaia di avvocati possono testimoniarlo”.
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