Il Sud, come la Fenice, può rinascere dalle sue ceneri

Due notizie telegrafiche.
Il rapporto Svimez fotografa un Mezzogiorno vittima di una recessione cronica. L’epidemia di coronavirus è andata a colpire un tessuto economico che non era ancora riuscito a raggiungere i livelli occupazionali e produttivi precedenti alla crisi del 2008.
Un recente ed interessante convegno ha ricostruito l’attività della Cassa per il Mezzogiorno, a 70 anni dalla sua nascita, con una riflessione comune a tutti i relatori: lo sviluppo del Sud è stato funzionale alla crescita dell’intero Paese, come immaginato dai suoi fondatori.

Ce n’è una terza sulla quale mi dilungo.
Procida è stata designata dall’Unione Europea “Capitale della Cultura Italiana” per il 2022; nel 2019 la designazione è stata per Matera. È un riconoscimento molto ambìto che, per un periodo di un anno, mette in mostra la vita e lo sviluppo culturale del luogo prescelto e ne diffonde la visibilità sul piano internazionale.
Non so quanti, nel Mezzogiorno, conoscano queste due perle; per Matera, (lo sarà ancor più per Procida), è stata un’occasione unica sia per attrarre turisti sia per evidenziare l’arretratezza delle infrastrutture e dei collegamenti e, in particolare, l’inadeguatezza della rete viaria e ferroviaria.

La scelta del luogo non è solo la conseguenza della sua bellezza turistica, ma deriva dalla valutazione di un progetto molto articolato che è riuscito a mettere insieme un eccellente livello di attrattività e qualità, la validità del contesto del sostegno pubblico e privato e la straordinaria dimensione patrimoniale e paesaggistica di un borgo di poco più di diecimila abitanti.

C’è da fare salti di gioia per il riconoscimento, ma ancora di più per il metodo seguito: la scelta della via europea dello sviluppo, l’affidamento del progetto a professionisti e non ad amici degli amici, la creazione di un giusto mix pubblico/privato.
A pensarci bene è quello che l’Europa ci chiede per l’erogazione dei fondi del recovery plan, ma è, soprattutto, la strada per una crescita vera del nostro Mezzogiorno.
Avremo bisogno della condivisione del Governo centrale, ma non serve lamentarsi per i milioni sottratti alla nostra Sanità a vantaggio di quella del Nord, o per lo smantellamento sistematico del sistema bancario e di una banca di riferimento o, ancora, per l’assenza di industrie e la carenza di infrastrutture fisiche e digitali.
L’impegno alla ricostruzione di un tessuto economico che fermi lo spopolamento dei nostri territori può e deve partire da noi e dalla nostra capacità di fare squadra, come dimostrano gli esempi di Procida e Matera.

Servirà anche a creare nell’immediato le condizioni per attutire un disagio sociale, oltre che economico, che rischia di esplodere con conseguenze imprevedibili e ci consentirà di riappropriarci della nostra immensa cultura di solidarietà.
Quella cultura che non ci farà mai dire, come ha fatto la Moratti, che la distribuzione dei vaccini va rapportata al Pil prodotto, cioè più vaccini per i più ricchi!

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