Due personaggi in cerca di perdono

Non ci nascondiamo dietro allo snobismo o alla falsa indifferenza nei confronti di un fenomeno che ha inaugurato l’era delle vite “glitterate”, mistificate e postate sui social: i Ferragnez.

Non uso il termine vite “romanzate” perché mi sembrerebbe di sminuire il significato della parola romanzo e il valore di coloro che li scrivono.

Venerdì 23 febbraio la prima pagina di uno dei quotidiani nazionali più letti ha riportato la “notizia choc” della fine di una relazione tra due influencer che per cinque anni hanno nutrito di sogni, glitter e speranze, ma anche di frustrazioni e illusioni, milioni di loro coetanei, e non solo.

Tutti i principali media italiani si stanno mobilitando per intercettare le prime dichiarazioni dei due coniugi, sovrani dei social, che stanno perdendo lo scettro e sono entrati in crisi dopo le note accuse di presunta truffa a carico di lei, indagata, a spese di entrambi.

Checché se ne dica o se ne pensi, in questi giorni sfido chiunque a negare che in ogni casa, in ogni coppia, in ogni famiglia italiana si stiano facendo commenti sulla notizia del crollo dei Ferragnez. Chiunque sta spendendo almeno un pensiero o un giudizio sull’’annuncio ufficiale della fine di una delle “favole” ( non mi veniva un altro termine, mi scuso con chi scrive quelle vere) patinate più cliccate di questo secolo.

Nell’arena di un delirio collettivo, media compresi, milioni di followers si stanno agitando nelle acque digitali. C’è chi li difende e chi li offende, chi sminuisce il presunto reato commesso da lei, chi li considera complici ed entrambi due poco di buono.

Nell’incipit del romanzo Anna Karenina Tolstoj scrisse: ” Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”.
Sicuramente la famiglia Ferragnez ha trovato un modo molto particolare per rendersi infelice: fallire, farsi smascherare nel punto debole della trama “glitterata”, cioè la Presunzione. La sindrome di onnipotenza, il non sapersi accontentare, l’illusione dell’impunità, sono stati il loro boomerang. Una volta tanto si sono illusi anche loro, mi verrebbe da dire.
Varcare la soglia dell’ illegalità, se ciò sarà attestato da chi di dovere, pensando di farla franca, è stata una debolezza senza ritorno, un cedimento delle fondamenta, il buio oltre il quale non sono più riusciti a vedere e a vedersi. Anche se in attesa di giudizio, il danno è comunque fatto.

Cosa intendesse in cuor suo il grande scrittore russo Tolstoj per “famiglia felice” non ci è dato di sapere, ma sicuramente si riferiva agli schemi sociali dell’epoca, al rispetto dei ruoli, al non cedere ai tradimenti, cose più “classiche” che mantenevano la famiglia in equilibrio.

I Ferragnez, dopo essersi esibiti quotidianamente sui social nei panni di “genitori modello”, dopo aver usato i loro figli, dopo aver guadagnato cifre spropositate grazie all’adescamento di anime alla ricerca della formula “famiglia felice ” da imitare,
sono crollati su loro stessi, forse provando il senso di fallimento e la frustrazione che hanno fatto provare ai loro fans mentre si mostravano tra lussi, lustrini, viaggi, finta normalità e privilegi.

Il riflettore è crollato sulle loro teste e ha illuminato il pubblico svegliandolo dall’incantesimo?

Vedremo come andrà a finire, ovviamente sul piano squisitamente giuridico, bisogna attendere le sentenze per sostenere l’ effettiva rilevanza penale delle presunte azioni e dei comportamenti della Ferragni.
Dunque, lasciamo ai giudici la competenze in materia.

Ma nel frattempo una cosa è certa: la famiglia Ferragnez è “infelice a modo suo” perché il tradimento non è avvenuto all’interno delle loro “quattro mura”, ma nei riguardi di un esercito di fedeli seguaci, non proprio esemplari, che li hanno osannati, emulati, sostenuti, arricchiti e che, nonostante tutto, non lo meritavano.

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