Aste giudiziarie e voto di scambio, la Dda chiede il processo per tutti

L'inchiesta sulle aste giudiziarie a un passo dal processo. Il pool antimafia di Napoli ha richiesto il rinvio a giudizio per tutti i 22 imputati (e le sei società a loro collegate) accusati di aver messo in piedi un sistema criminale, retto dalle famiglie Forte, Aprile e Galdieri, volto a truccare le aste immobiliari del tribunale. Richiesto il rinvio a giudizio anche per gli ex consiglieri della Lega Genovese e Morano per voto di scambio politico mafioso

Aste giudiziarie, richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli imputati, che ora rischiano il processo. Dopo aver concluso le indagini il pool antimafia di Napoli ha richiesto il procedimento penale a carico delle persone coinvolte nell’inchiesta. Tra questi anche gli ex consiglieri comunali dela capoluogo Sabino Morano e Damiano Genovese; il pm Henry John Woodcock ha infatti tenuto in piedi l’accusa di voto di scambio politico-mafioso, confermandola anche per Nicola Galdieri.

Associazione a delinquere di stampo mafioso, turbata libertà degli incanti, estorsione, voto di scambio politico-mafioso, falsità materiale in atti d’ufficio, truffa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio le accuse principali a vario titolo contestate nei confronti degli indagati, che secondo l’accusa avevano messo in piedi un sistema criminale volto a costruire una sorta di monopolio nel settore delle aste giudiziarie, impedendo alle persone interessate di partecipare, facendo aggiudicare i beni all’asta dietro la richiesta di pizzo, oppure acquistandoli loro a prezzi stracciati.

Ventidue gli imputati (erano 23 gli indagati in tutto, leggi qui i nomi

Aste Ok, in 23 rischiano il processo: la Dda non trova nessun coinvolgimento del personale del tribunale

uno ha chiesto il patteggiamento nel frattempo); i quattro sostituti procuratori della Dda (Woodcock, Rossi, Landolfi e Frasca) hanno richiesto il processo pure per le sei società da loro controllate. In caso di condanna è prevista la confisca, con tutti i beni e i conti correnti collegati.

Le menti dell’operazione sarebbero le famiglie Forte e Aprile, che da vent’anni, si legge nelle ricostruzioni della Dda di Napoli, si avvalevano del sistema da loro creato, che si diramava attraverso la complicità degli istituti di credito cittadini e tramite le loro società finanziarie, sei almeno quelle individuate e messe sotto sequestro, con relativi beni, crediti, conti correnti e azioni per un valore di circa sei milioni di euro.

Negli ultimi anni nel giro erano entrati anche i fratelli Galdieri, dividendosi i guadagni illeciti, grazie, sostengono le indagini, al rapporto tra Livia Forte e Nicola Galdieri e il ruolo di tramite di Damiano Genovese: gli affiliati del Nuovo Clan Partenio si sarebbero occupati di minacciare gli interessati alle aste e di riscuotere i soldi grazie a violenze e intimidazioni. Nonostante le connivenze con gli ambienti del tribunale, come descritto nell’ordinanza della procura, le indagini non sono riuscite ad accertare nessuna responsabilità da parte dei dipendenti o i giudici di piazza d’Armi.

L’udienza preliminare, dove il gup del tribunale di Napoli sarà chiamato a decidere se mandare tutti a processo o meno, è stata fissata al prossimo 30 giugno.

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