Usura ed estorsione, agli arresti padre e figlio di Atripalda: interessi fino al 180%

Prestavano soldi con tassi usurai che arrivavano fino al 180%, minacce e botte per chi non riusciva a restituirli in tempo. I carabinieri mettono fine a un giro di usura ed estorsione ad Atripalda, messo in piedi da padre e figlio, entrambi ora ai domiciliari, già recidivi e arrestati per lo stesso reato cinque anni fa. Almeno tre i commercianti a libro paga, spremuti fino a ricavi di oltre 80mila euro sul prestito concesso

Prestavano soldi con tassi usurai che potevano arrivare addirittura fino al 180%, pretendendo il pagamento mensile puntuale, con interessi a 30 giorni del 10%. E chi non riusciva a saldare veniva minacciato e gonfiato di botte.

Arrestati padre e figlio di Atripalda, Antonio e Giuseppe Testa, rispettivamente di 50 e 32 anni, che erano diventati l’incubo di alcuni commercianti del paese. Tra l’altro entrambi sono recidivi: furono arrestati con la stessa accusa, usura ed estorsione, nel 2016; al tempo i due gestivano una salumeria e vennero fermati dai carabinieri assieme a un altro imprenditore di 45 anni sempre di Atripalda: i tassi usurai richiesti dai tre arrivavano addirittura a sfiorare il 600%, oltre alle percosse quella volta dovettero rispondere perfino di sequestro di persona.

Stavolta invece padre e figlio si erano messi in proprio, quasi come fosse un attività di famiglia. I carabinieri del nucleo investigativo del comando di Avellino, coordinati dal capitano Pietro Laghezza, dopo accurate indagini durate oltre due anni sono riusciti ad incastrarli di nuovo. L’inchiesta, guidata dai magistrati della procura di Avellino, è partita grazie alla denuncia delle vittime: tre i commercianti portati dalla disperazione a fare i nomi dei propri aguzzini, ma gli imprenditori a libro paga forse erano anche di più.

Ricevuto un prestito di qualche migliaio di euro, i tre esercenti si sono trovati nella difficoltà di restituire i soldi a causa dei notevoli tassi usurai applicati da padre e figlio, che pretendevano ogni mese il pagamento con il 10% d’interesse, per un totale del 120% nel giro di un anno, che poi in base eventuali ritardi poteva arrivare fino al 180%. E in alcuni casi le somme aumentavano ancor di più perchè i commercianti erano costretti a chiedere ulteriori prestiti proprio per far fronte ai debiti.

Troppo per alcune delle vittime, costrette a subire minacce e percosse quando non riuscivano a saldare. Perquisizioni, ascolto di testimoni, analisi dei flussi di pesanti somme di denaro, movimentate con operazioni extracontabili: i carabinieri sono stati costretti a un lavoro certosino per chiudere il quadro indiziario a carico dei due usurai, che in pochi anni erano riusciti a mettersi in tasca, solo da questi tre commercianti, oltre 80mila euro. Per loro, su disposizione della procura di Avellino guidata da Domenico Airoma, sono scattati i domiciliari

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