Rogo di Arcella: per i titolari un corto circuito, ma la procura indaga per incendio doloso

Il giallo dell'enorme incendio di sabato notte che ha distrutto undici autoarticolati della Baco Trans di Arcella. I titolari escludono la natura ritrosiva dell'evento e si dicono certi che si tratti di un corto circuito. Ma la procura di Avellino e gli investigatori seguono la pista del dolo. Dagli accertamenti in corso la verità. Intanto c'è la certezza di un nuovo danno ambientale nell'area di Pianodardine

Trentasei ore dopo il rogo, quello che sarebbe un deposito assomiglia più a un cimitero di tir. Arcella è ancora sottosopra per quanto avvenuto sabato notte, quando verso mezzanotte e mezza lo spiazzale della Baco Trans, azienda di trasporti con 100 dipendenti e che lavora non solo in tutta Italia ma con diverse commesse anche in Europa, ha illuminato a giorno tutta la zona a causa di un maxi incendio che si è divorato undici camion.

Davvero estenuante il lavoro dei vigili del fuoco, avvertiti dal custode dell’azienda, per cercare di delimitare l’incendio e domare le fiamme; oltre 40 i caschi rossi in azione per oltre 24 ore, al termine delle quali sono riusciti a mettere in sicurezza l’area.

Passato il pericolo, resta l’interrogativo su come abbiano preso fuoco i camion. Gli inquirenti, i carabinieri coordinati dalla procura di Avellino, hanno pochi dubbi in merito, la pista dolosa è la più accreditata. Non a caso la procura ha aperto l’inchiesta ipotizzando proprio il reato di incendio doloso; caschi rossi e militari dell’arma avrebbero raccolto una serie di elementi a sostegno della tesi. L’azienda non è dotata di telecamere di videosorveglianza, impossibile avere dunque immagini della scena incriminata: nello spiazzale solo il custode, che si è accorto delle fiamme solo quando era troppo tardi.

Fosse così, si aprirebbe uno scenario inquietante. Dare fuoco a undici tir all’interno di un’azienda sarebbe un’intimidazione eclatante da ricondurre alla criminalità; racket, una vendetta personale, una possibile ritorsione: i carabinieri al momento non escludono nessuna pista.

Completamente diversa la lettura dei titolari dell’azienda, Roberto Barbieri e Beniamino Codella, certi che si tratti di una fatalità, probabilmente originata da un corto circuito di camion, con le fiamme che poi hanno aggredito quelli parcheggiati accanto. “Mai ricevuto minacce nella nostra vita, altrimenti avremmo denunciato, mai avuto problemi con nessuno: il dolo è sicuramente da scartare come ipotesi”, conclude Codella, preoccupato invece per i pesanti danni subiti, superiori al milione di euro, e per undici dipendenti rimasti senza occupazione: “ma gli garantiremo lo stipendio, siamo come una famiglia, non ci fermiamo”, dice senza farsi prendere dalla disperazione. Tanti gli attestati di solidarietà ricevuti, presso la fabbrica si è presentato anche il rappresentante nazionale della Federazione Autotrasporti Italiana, che ha voluto fugare ogni dubbio su presunti inquietanti risvolti

L’incendio di Arcella rischia di avere pesanti conseguenze anche sulla salute dei cittadini della Valle del Sabato, che per l’ennesima volta paga il pesante insediamento industriale della zona. Prima l’Irm, poi la Novolegno, solo due anni fa l’Ics, oggi gli undici tir della Baco Trans: ancora un incendio che accumula nell’aria della Valle i veleni provenienti dalla combustione. Ferro e plastiche in enorme quantità, quanto possano essere dannosi per la salute lo diranno i dati dell’Arpac, attesi in serata.

Le centraline Aura installate dalle associazioni ambientaliste e dall’osservatorio di Montevergine hanno segnalato diversi sforamenti di polveri sottili durante le ultime 36 ore, soprattutto nella zona di contrada Scrofeta, dati elevati anche ad Atripalda e Pianodardine, ma per fortuna  una buona ventilazione proveniente da nord-est ha permesso in breve tempo la dispersione dei fumi del rogo. Nel frattempo il sindaco di Montefredane Ciro Aquino per precauzione ha chiuso scuole e parchi, vietando l’uso e il consumo dei prodotto agricoli, in attesa di rassicurazioni dai dati Arpac

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