Droga ai giovani avellinesi a piazza Kennedy: arrestati 10 spacciatori, 8 sono stranieri

Operazione antidroga nel capoluogo. Carabinieri e procura hanno arrestato dieci spacciatori, che vendevano hashish ai giovani studenti avellinesi in pieno centro città. Otto di questi hanno origine africana, alcuni ancora accolti all'interno dei centri d'accoglienza della provincia

Operazione antidroga dei carabinieri e della procura di Avellino, sgominata la rete di spaccio della centralissima piazza Kennedy nel capoluogo. Hashish e marjiuana venduti soprattutto ai giovani studenti del capoluogo, molti di loro minorenni; le forze dell’ordine hanno tratto in arresto dieci persone, tutte di età tra i 23 e i 38 anni, otto di questi stranieri di origine africana, alcuni di loro ospiti presso diversi centri di accoglienza della provincia. Avellinesi le atre due persone arrestate.

Oltre 100 i militari impegnati da questa mattina nel capoluogo e nei comuni limitrofi, Santa Paolina, Venticano, Serino, Montoro e Prata, per le perquisizioni e gli arresti dei presunti spacciatori; una operazione monitorata dall’alto dagli elicotteri dei carabinieri di Pontecagnano. L’inchiesta è nata nel 2020, a fronte delle varie denunce, riportate spesso dall’opinione pubblica, stampa e social, in merito alla situazione di piazza Kennedy e delle zone limitrofe del centro città, divenute nel tempo rinomate piazze di spaccio cittadine. Vere e proprie terre di nessuno e dunque facile preda, come sta confermando l’inchiesta, di un gruppo di immigrati che spacciavano gli stupefacenti ai giovani avellinesi.

Proprio ultimamente l’amministrazione Festa ha provato con una serie di iniziative a rilanciare la zona, ma anche l’assegnazione della casetta di vetro non era riuscita a portare i suoi frutti, anzi i titolari hanno dovuto mollare dopo aver denunciato più volte la presenza di immigrati molesti e spesso ubriachi che tenevano naturalmente alla larga i potenziali clienti.

Nel corso delle indagini sono stati diversi e numerosi i sequestri di hashish, tutti di modica quantità, che assieme alle immagini delle telecamere di sicurezza della zona e le diverse intercettazioni, telefoniche e ambientali, hanno permesso ai carabinieri di arrivare all’individuazione dei responsabili

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