Spari in Valle Caudina: la comunità reagisce, la Dda continua le indagini

La nota lieta dei terribili fatti di sangue avvenuti a San Martino e Cervinara è la reazione delle comunità, con i cittadini che hanno collaborato alle indagini. Rotto il muro di omertà, segno che le nuove leve non hanno imposto la loro forza intimidatrice. Ma la delinquenza gira armata e spara in pieno giorno: un fenomeno preoccupante, monitorato dagli inquirenti

Spari in Valle Caudina, se si vuole trovare un punto confortante dell’intera vicenda è la risposta delle comunità di Cervinara e San Martino, come ha sottolineato anche il procuratore di Avellino Domenico Airoma. Mai come in questi due casi ai fatti di sangue è conseguita una dura presa di posizione da parte degli amministratori e delle associazioni del territorio, e soprattutto il classico muro di omertà che ha accompagnato negli anni le gesta del clan Pagnozzi, questa volta è stato sfondato dalle voci e dai racconti, decisivi, dei testimoni oculari. Sintomo evidentemente che chi agisce, approfittando dalla decadenza degli storici clan della zona, non ha ancora imposto la propria forza intimidatrice, anche se ha provato a farlo nella maniera più sconvolgente possibile. Non si sa ancora se le due vicende, i tentati omicidi dell’ex boss Fiore Clemente e del nipote Antonio Pacca e l’assassinio di Nicola Zeppetelli siano strettamente ricollegabili alla criminalità organizzata vera o propria, o se siano frutto di lotte intestine, riconducibili sì sempre a un perimetro criminale ma anche a possibili vendette o ritorsioni personali: la Dda indaga per inquadrare meglio la misura del fenomeno. D’altra parte gli episodi non possono non meritare la massima attenzione, fosse solo per il fatto che in Valle Caudina, come si è visto, la delinquenza gira armata e non si pone il problema di sparare alla luce del sole, davanti alla folla.

Le due sparatorie non sembrano però veri e propri agguati di camorra, ma piuttosto reazioni e gesti d’impeto ricollegabili a liti e contese; gli inquirenti stanno cercando di capirne i motivi, e i collegamenti, che pur ci sono, con il controllo dello spaccio tra la Valle Caudina e le zone del casertano di Maddaloni e San Felice a Cancello, territorio per anni sotto il controllo dei Pagnozzi e dei Massaro.

Ma soprattutto per l’omicidio Zeppetelli, pur se le dinamiche sembrano ricondursi allo spaccio di stupefacenti, i concittadini non sono rimasti in silenzio davanti al brutale assassinio di un padre di famiglia e alle lacrime della madre dell’uomo. Un primo segnale di reazione di una comunità spaventata, ma non per questo sconfitta

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