Omicidio Gioia: “Sapevamo del piano criminale ma non abbiamo creduto a Giovanni”

Il processo dell'omicidio di Aldo Gioia. In aula un'amica di Limata racconta che l'assassino le aveva confessato, due giorni prima del delitto, le sue intenzioni omicide. "Elena mi ha chiesto di sterminare la sua famiglia" annuncia all'amica che lo racconta ad altre persone vicine a Giovanni: ma nessuno gli ha voluto credere

“Sapevamo delle intenzioni di Giovanni, solo che non gli abbiamo creduto”: omicidio Gioia, nella nuova udienza del processo a rimbombare nell’aula della Corte d’Assise del tribunale di Avellino sono le parole della giovanissima Serina Nanni, la testimone a cui l’assassino di Aldo Gioia, Giovanni Limata, aveva confessato le sue intenzioni omicide pochi giorni prima il delitto.

Serina Nanni era una vecchia conoscenza di Limata, un flirt giovanile, portato avanti però solo via social. I due infatti, secondo la testimonianza della giovane, nonostante si siano sentiti per anni non si sono mai incontrati fisicamente. “Quando vidi sul suo stato di whatsapp comparire una sorta di countdown gli chiesi cosa significasse”, ha raccontato la giovane in aula. E Limata le ha risposto che erano i giorni che mancavano al delitto che avrebbe dovuto compiere. “Elena mi ha chiesto di uccidere la sua famiglia” ha rivelato in chat Giovanni a Serina, spiegando che l’avrebbe fatto perché si opponevano alla relazione tra lui ed Elena.

La 18enne, nel proseguio della testimonianza, forse a causa della giovanissima età, si è contraddetta spesso: il suo racconto riporta una serie di incongruenze, rilevate anche da giudici e avvocati. Serina Nanni infatti prima dice che avrebbe provato a convincerlo fino all’ultimo a farlo desistere dal suo intento, e preoccupata avrebbe avvisato anche Sara Clemente e la madre Sonia Guerriero, le due donne che ospitavano spesso Limata in casa e con cui, si è scoperto in sede dibattimentale, il giovane intratteneva una relazione. “Ero preccupata e loro erano le persone più vicino a lui, speravo potessero fare qualcosa”, ha proseguito il racconto la Nanni, che poi invece sostiene che tutte e tre non avevano detto a nessuno del piano criminale perché non avevano minimamente creduto alle intenzioni di Limata. “Giovanni spesso diceva tante cose ma poi non le faceva”, si è giustificata la giovane, che poi però a un’altra domanda sul punto, ha risposto che di non aver rivelato nulla a nessuno per paura di una possibile reazione violenta di Limata. “Si fidava di me, se avessi detto qualcosa alla polizia poteva anche presentarsi sotto casa”, ha riferito la 18enne.

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