Atripalda / “Vota Antonio, vota Antonio!”

Forse come in ogni Paese o forse soltanto ad Atripalda, in altri tempi divampava un’eccezionale passione politica locale, capace anche di accaniti toni tra stretti concittadini o tra gruppi e schieramenti, alimentati da differente ideologie, spesso improvvisate, che dal campo nazionale filtravano adattate ai modi di pensare d’agire dei compaesani.

V’era pur sempre tra questi chi di tale passionalità faceva addirittura un suo modo di vivere e di comportarsi, che lo connotava, quasi conferendogli un suo secondo carattere, di cui egli andava persino fiero, come per una sua acquisita “professionalità”.

Il fenomeno si acuiva in occasione delle ricorrenti tornate elettorali, specialmente amministrative, che facevano emergere non solo primari “protagonisti”, capeggiatori di liste di candidati quasi sempre “civiche” o animatori di entusiasmi popolari, ma anche speciali sostenitori appassionati che vivevano nello spasimo del successo del loro schieramento, esaltati dalle vittorie o avviliti dalle sconfitte, ma sempre animati dall’avere un “leader” da sostenere e un avversario da combattere, a seguito di una scelta non troppo ideologica o razionale, ma principalmente di istintiva simpatia spesso anche immotivata.

Trepidare speranzosi nella fase pre-elettorale e durante gli scrutini delle votazioni, gioire all’esito dei risultati vittoriosi o soffrire a dismisura in caso avverso, erano i moti dell’animo di quasi tutto il Paese in quei giorni infuocati, prima di poter tornare alla normalità quotidiana.

Rimangono impressi nella memoria volti, nomi, personaggi di quelle circostanze, ma ancor più di quei pittoreschi “duelli” verbali che, da opposte sponde di palchi sulla piazza o di semplici balconi adibiti a tribune, animavano la chiusura della campagna elettorale, allorché il gioco si faceva duro e non si risparmiavano colpi proibiti e neppure “personalismi”, pur di riuscire a “stendere al tappeto” il proprio avversario.

Era questo il momento più atteso, specialmente nelle elezioni locali, prima che su tutto calasse il sipario del silenzio che doveva precedere la votazione.

E proprio all’esito del voto per l’elezione del Sindaco e dei suoi consiglieri comunali maggiormente si avvertiva l’effetto di tale avvenimento nella popolazione, già esaltata dalla combattuta battaglia ed indotta ora ad un poco sopportabile comportamento di esultanza per la vittoria ottenuta ed addirittura celebrata anche con qualche corteo, oltre che con immancabili slogan provocatori verso gli sconfitti.

Solo a distanza di tempo e con qualche difficoltà, gli animi ritrovavano, poi, quella tranquillità cittadina inopportunamente compromessa dalla “smania” elettorale, che era stata capace anche di rompere equilibri di vecchi rapporti d’amicizia e di pace sociale, alimentando nuovi rancori malamente sopiti.

Ma, per fortuna, si può forse dire che quelli erano altri tempi, nei quali avevano spazio le passioni per ideali di ogni tipo, pur non valendo la pena di tanto agitarsi, come, infatti, oggi non più avviene, neppure in casi d cocenti sconfitte o di insuccessi, riservandosi a cause ben più importanti le ansie, le gioie, i dispiaceri.

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