ARIANO, IL CASTELLO NOMANNO E IL MANTRA DELLA VERGOGNA

Oggi vado fuori tema, mi prendo la libertà, gentilmente concessami dal direttore Genzale, di esprimere tutta la mia indignazione e la mia profonda delusione nei confronti del Signor Sindaco di Ariano Irpino. E tanto perché ciò che ho appena ascoltato dalla voce di Franco Genzale, nel video del suo ultimo “Venerdì”, è qualcosa di inverosimile, inaccettabile, drammaticamente scandaloso.

Riassumo: il signor sindaco di Ariano Irpino ha rifiutato di sottoscrivere l’attuazione di un progetto fatto e finito, realizzabile con i fondi UE, che aveva lo scopo di valorizzare e promuovere un bene culturale, un’attrazione turistica, un gioiello orgoglio del territorio Irpino: il Castello Normanno.
Per dirla in breve: il sindaco di Ariano (e Ariano è uno dei territori comunali più estesi d’Italia, ex crocevia di attività commerciali ormai definitivamente scomparse, con sete di economia per evitare l’aggravarsi dello spopolamento!) ha scelto di rifiutare la possibilità del secolo: attirare finalmente turismo, dare opportunità ai giovani, creare indotto, ritrovare l’identità persa, alzare la testa e ripartire proprio dalla storia di Ariano.

Il Castello Normanno è un sito di eccellenza, un patrimonio culturale che non ha nulla da invidiare ad altri siti di interesse e attrazione delle aree interne d’Italia e del Sud.
Ariano è ricca di storia, è un paese nel quale le tradizioni della civiltà contadina si uniscono alla vocazione per l’artigianato delle maioliche. Il Museo Civico è una chicca degna di considerazione e ammirazione, tanto quanto il Castello, i turisti stanno finalmente tornando nel nostro Paese e al Sud.
Come si può rinunciare ad una simile riqualificazione e alla possibilità di aiutare i cittadini a riappropriarsi della propria identità storica, economica e culturale?
Mi domando: ma che cosa può mai passare per la testa di un sindaco che, solo ed esclusivamente per una questione “politica” (che Franco Genzale riporta dettagliatamente nel suo editoriale e che non riprendo perché mi aumenta l’indignazione) si oppone ad un progetto senza precedenti, un progetto che darebbe ad Ariano la possibilità di entrare negli itinerari turistici culturali, artigianali, enogastronomici non solo della Campania?

Dopo aver ascoltato il direttore Genzale e rischiato di non riuscire nemmeno ad alzarmi dalla sedia per lo sgomento, ho avvertito il bisogno di ripassarmi velocemente su internet i significati della parola “Vergogna”. Il racconto della decisione del sindaco mi ha scatenato il mantra della vergogna.
L’ho ripetuto decine di volte per cercare di immedesimarmi in un qualsiasi sindaco d’Italia che sceglie di rinunciare ad un progetto peraltro donato, quindi gratuito: nel caso in esame il dono l’ha fatto il Centro Europeo degli Studi Normanni nato ad Ariano per lodevole iniziativa dell’ex ministro Ortensio Zecchino (Ahi, che scherzi orrendi fa l’odio politico: o no, Signor Sindaco?).
Ecco alcuni significati della parola “Vergogna” così come li riporta on line una fonte autorevolissima: il dizionario Treccani.
“Profondo e amaro turbamento interiore che ci assale quando ci rendiamo conto di aver agito in maniera riprovevole….”
“La vergogna è il sentire del fallimento, dell’errore… È molto più dell’imbarazzo; la vergogna tocca corde profonde, identitarie.”
“A livello fisiologico, somatico e comportamentale, la risposta alla vergogna è la seguente: il sistema nervoso autonomo provoca un rossore facciale ben visibile e acutamente avvertito dalla persona stessa, che in alcuni casi può sfociare nel sintomo della paura di arrossire (ereutofobia). È tuttavia possibile provare vergogna senza arrossire o, perfino, presentando un certo pallore. Le risposte comportamentali caratteristiche della vergogna consistono sostanzialmente nel chinare il capo, nel curvarsi, nell’abbassare gli occhi evitando di osservare gli oggetti circostanti. L’interpretazione più diffusa è che la persona voglia ‘farsi piccola’, tanto da passare inosservata, sottraendosi all’esposizione e allo
sguardo altrui.”
“Quando si prova vergogna si ha la percezione di essere stati o essersi scoperti inadeguati. Si vorrebbe diventare invisibili. Sparire per sempre dagli sguardi altrui.”

Egregio Signor Sindaco di Ariano Irpino, avrò presto il piacere di passeggiare per la Villa Comunale e di verificare di persona se la sua statura è rimasta la medesima, se per caso risulta incurvato, se il rossore o il pallore si paleseranno sul suo volto mentre cammina con la consueta fretta di chi sembra l’uomo più impegnato del secolo. Le confesso che io, al posto suo, un po’ di vergogna istituzionale, per quanto accaduto, la proverei.
Egregio Signor Sindaco, mi consenta, tuttavia, di suggerirle uno spunto di riflessione e una chance per rimediare alla sua gaffe istituzionale decisamente indigeribile: il recupero del sentimento della vergogna, specie in politica, non è necessariamente segno di fragilità; anzi può esprimere addirittura coraggio. Perché: “Non c’è mai vergogna nel chiedere aiuto; è una delle cose più coraggiose che puoi fare» (Copyright L. Lane).

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