Atripalda – Non era dura, quella salita

Alle spalle del centro storico di Atripalda, superato l’antico edificio che ospita la Casa Comunale, si presenta, subito dopo la Chiesa di S. Maria, una breve ma ardua salita, che ha sempre messo in difficoltà i cavalli da traino che in passato dovevano affrontarla col pericolo di scivolare sui loro zoccoli ferrati.

Era ed è tuttora chiamata la “salita del palazzo”, poiché alla sua sommità si son sempre scorti i ruderi di un vecchio “palazzo” di storica importanza cittadina.

Ma, proprio alla sua altezza, là dove poi inizia la strada per Serino, si diparte, sul versante sinistro, altro percorso che, sempre in salita, prosegue lungamente sino a superare un binario ferroviario, per approdare infine ad un’altura “rupestre”, caratterizzata in cima, da un modesto gruppo roccioso, che, nella nostra fantasia, è stato spesso associato anche ad un’immaginaria grande poltrona.

Questo almeno riesce a far rivedere la memoria, anche se poi tutto può anche esser mutato, purtroppo dopo tanto tempo.

Comunque, quel sito ha sempre avuto il nome di “Pietra della Madonna”, in gergo a noi caro “ ’ncoppa ‘a preta ‘a Maronna” (mi si consenta, almeno “una tantum”), E di siffatta denominazione non si sa indicare con certezza il vero motivo, tranne che sia pur sempre evidente trattarsi di venerazione popolare.

Peraltro, già per la fatica notevole di arrivare lassù a piedi ed il piacere di riuscirci, od anche per la vista panoramica che si gode da quell’altura, nonché per il silenzio che, almeno in passato, regnava in quel luogo solitario o per la bellezza ancora incontaminata della natura circostante, ben si poteva immaginare qualcosa di sacro o trascendente, e quindi niente di più appropriato per sentirvi addirittura la presenza della Vergine.

Fede, leggenda, fantasia possono al riguardo aver contribuito ad alimentare tradizione e credenza anche per quella denominazione, che comunque ha sempre ispirato la sensibilità di noi atripaldesi.

Non era addirittura un pellegrinaggio raggiungere quella sommità, che anzi era, a volte, la semplice meta di nostre giovanili escursioni e di foto-ricordo.

Quell’impresa ci rendeva contenti, anche perché avevamo conferma delle possibilità garantite dalla nostra stessa giovinezza, che non ci faceva essere affatto dura la salita.

Oggi sarebbe problematico rifare ancora a piedi quel percorso; ma tuttavia non so se possiamo incondizionatamente esultare sapendo che quella stessa sommità sia ora raggiungibile anche in auto, poiché, con questo innegabile progresso, è però venuto meno, per sempre, il fascino della conquista che in passato ci aveva entusiasmato nel salire, con gradita fatica, sulla “Pietra della Madonna”.

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