Atripalda – Nostalgia

La nostalgia è un male ed un bene dell’animo nostro, poiché essa (traducendone liberamente l’etimologia dall’inesauribile greco antico) è “sofferenza” spirituale provocata dal desiderio anche di un impossibile “ritorno” del proprio tempo passato, magari considerato allora noioso o addirittura insopportabile, ma ora amato e tuttavia perduto per sempre.

Impossibile un “ritorno” ad Atripalda, una volta lasciata per dover vivere altrove per tutte le proprie nuove esigenze, belle o brutte; che, comunque, ti trascinano, anche inavvertitamente, facendo sì che la propria patria sia “ora dove si vive”.

Impossibile anche poter portare con te tutto ciò che, invece, hai dovuto lasciare nel tuo Paese (o “poco lungi, in Cimitero”), comprese le immagini delle persone, i fatti, i luoghi, le cose tutte di un tempo.

Inutile anche rimpiangere, ed ancor più confidarsi, poiché è arduo esprimersi compiutamente e parimente essere intesi.

Resta solo quella “sofferenza” chiamata “nostalgia”.

Ma questo è un fatto tutto intimo e personale, non suscettibile d’esser condiviso con alcuno.

E così ripenso al passato, come chi ha perduto una o molte o forse tutte le proprie cose. Rimane, infatti, ben poco d disponibile nel presente, anzi pochissimo, poiché quasi tutto, ormai, è “alle spalle”.

Vi è solo il campo, sempre più ampio, della nostalgia; dove, per fortuna, è possibile riprendersi col pensiero, tutto ciò che ti è appartenuto.

Solo in tal modo si può riavere Atripalda di un tempo, rivisitarla a piacimento, rivedere le sue strade tante volte percorse col vigore degli anni verdi, spensieratamente e con la convinzione che ciò sarebbe durato per sempre; ma principalmente si possono riavere conoscenze, momenti, fatti e stati d’animo di allora.

È come pensare nel mare dell’oblio e trovarvi pace o serenità.

Già da molto tempo, con miseri versi, nel 1950, ebbi modo di dire:

“Vorrei smarrirmi nell’onda

d’un trepido ardente piacere.

Nel vortice ignoto d’un’onda

sopire il pensiero e tacere.”

“E tutto scordar nell’oblio,

fermare i sospiri del cuore.

…..non fremere o strano cuor mio,

che vale, se tutto poi muore?”

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