Atripalda – Nientemeno, i filobus

Già tempo addietro scrivemmo “una botta di coraggioso progresso, dovuta alla lungimiranza di taluno, venne tempestivamente a gratificarci, intorno alla stessa (ormai remota) epoca, con la comparsa di bianchi filobus cittadini, per collegarci ad Avellino e Mercogliano. Essi suscitarono l’orgoglioso entusiasmo dell’intero Paese per quella modernità, che per fortuna vive tuttora, pur passando però inosservata, ora, siccome divenuta un ordinario servizio pubblico di trasporto”.

Effettivamente ci apparve (o fu) una bella conquista, anche per la novità di vedere istallata quella rete elettrica lungo tutta l’area del percorso, sotto la quale transitavano con continuità vari filobus; il cui colore bianco-latte davvero ci piaceva ammirare.

Ma soprattutto ci entusiasmava la silenziosità quasi assoluta del loro procedere; che, scevro dal ben noto rumore dei normali motori, ci appariva quasi avvenisse per virtù di magia.

L’interno di quelle vetture era, poi, arredato in angoli di novità che ci sembravano addirittura eccezionali, come pure ci appariva tale il funzionamento delle porte se-moventi di salita o discesa, che parimenti avveniva quasi senza rumore.

Erano, in verità, poche e modeste cose nuove, ma che specialmente noi studenti apprezzavamo anche con meraviglia.

È proprio vero che, in certi tempi, ci bastava ben poco per provare entusiasmo.

E così ho anche già scritto che queste novità dei filobus “fu molto di più per noi, che, ancora ben lontani dal disporre di autovetture personali per recarci a scuola, affidammo ogni giorno a quei silenziosi veicoli le trepidazioni naturali di un’età ancora troppo verde”.

Probabilmente la nostra giovinezza aveva occhi non soltanto per vedere m

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