Muoversi come farfalle

Si chiama “Ultima Generazione” ed è “una campagna italiana di disobbedienza civile non violenta che dal 2021 unisce i cittadini preoccupati per il proprio futuro e per quello di chi verrà dopo”. Cittadini che hanno iniziato la loro protesta dapprima con solo il blocco delle autostrade, poi con gli scioperi della fame, successivamente prendendo di mira sia opere d’arte di valore inestimabile, presenti negli edifici storici di città come Milano, Firenze, Roma, imbrattate con vernici colorate con conseguenti gravi danni anche economici, sia importanti fontane, come ad esempio, quella di Trevi, per pulire la quale è stato necessario svuotarla e poi riempirla nuovamente con circa 300.000 litri d’acqua, cosa non di poco conto in un momento storico in cui oltre 1,5 miliardi di persone non ha accesso all’acqua!

Ebbene, gli affiliati a tale campagna, si definiscono “ambientalisti” o “eco-ribelli”.

Per me, sono molto più semplicemente e banalmente dei vandali, degli emeriti incivili, contro i quali finalmente è stato approvato un ddl che inasprisce le pene già esistenti e che prevede d’ora in poi anche l’obbligo, per chi arreca danni al patrimonio culturale e paesaggistico, di provvedere al ripristino a proprie spese. Provvedimento, ritengo, più che giustificato nei confronti di chi finora ha già provocato allo stato italiano un danno di circa 300.000,00 euro.

Sappiamo tutti che la Costituzione Italiana garantisce all’art. 21 “la libertà di manifestazione del proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, libertà ritenuta da dottrina e giurisprudenza uno dei fondamenti del nostro ordinamento.

Ma nessuna interpretazione di tale dettato costituzionale, anche nel senso più lato possibile, si può ritenere attribuisca alla libertà di manifestare il proprio dissenso, sia pure per motivi condivisibili, quella di ledere altri articoli garantiti dalla Costituzione stessa, primo fra tutti, ad esempio, l’art. 9 che prevede la “tutela del patrimonio artistico e culturale della nostra Nazione”.

Ed è singolare ma preoccupante il buonismo di questi “eco-ribelli” laddove definiscono la loro protesta “non violenta”, come se la violenza fosse qualcosa che ha a che fare solo con l’uso delle armi.

Invece essa è un concetto molto ampio e dalle mille sfaccettature, rinvenibile in tante nostre azioni quotidiane o anche in alcune omissioni. È ravvisabile, ad esempio, quando per raggiungere dei nostri obiettivi, ignoriamo i diritti degli altri, li calpestiamo, o quando per dare forza ad una nostra aspettativa danneggiamo dolosamente ciò che non ci appartiene. Di certo c’è violenza quando si agisce in contrasto e in barba a delle norme di diritto; norme regolamentate e fissate dall’ordinamento per coloro che non hanno già insito in sé un normale senso etico, quello del famoso “buon padre di famiglia”.

Ma oggi, si sa, molti non sono più in grado di far valere i loro diritti, le loro aspirazioni in modo risoluto ma pacifico, senza cioè dover calpestare i diritti di chicchessia, e questo persino quando si perseguono obiettivi giusti, come il rispetto del pianeta. È evidente a tutti come il comportamento tipico della società attuale, caratterizzata da eccidi e da guerre, sia oramai quello di risoluzioni dei problemi unicamente attraverso azioni eclatanti e a volte brutali, artatamente giustificate dal bisogno di richiamare l’attenzione generale.

Così ogni giorno prendo atto di quanto sia complicato per noi uomini muoverci in questo mondo come farfalle, di come invece sia più facile essere avvoltoi!

Ma se davvero vogliamo fare qualcosa di positivo per il nostro bel pianeta, lottare contro l’inquinamento globale, se vogliamo pretendere rispetto per l’ambiente, allora cominciamo ad essere innanzitutto noi rispettosi degli altri, delle bellezze lasciateci in eredità dal passato, insomma del mondo nella sua interezza.

Chi vuole invocare la nostra amata Costituzione ad esempio per poter manifestare liberamente il proprio dissenso, che impari a conoscerla in tutti i suoi articoli!

Sappia essere esempio di civiltà, non di barbarie!

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