IL CORSIVO – Il caso Rai-Scurati e il 25 aprile

Vogliamo sperare che prima o poi, gentilmente più prima che poi, qualcuno tolga (per i cittadini italiani) ogni velo al “giallo” Rai sul caso Scurati. Le domande, estremamente semplici, sono due: il monologo dello scrittore sul 25 Aprile è stato censurato? Se la risposta è affermativa, chi lo ha deciso? Il perché interessa poco. Scurati ha le sue idee politiche, ha il diritto di esprimerle liberamente sulla Tv di Stato, meglio – va da sé – se non lo facesse a pagamento.
Nel merito degli effetti boomerang prodotti da quanto accaduto, consigliamo la lettura del lucido, esplicito, inappellabile commento di Aldo Grasso nella pagina Spettacoli del Corriere della Sera di ieri.
In questa sede ci limitiamo ad insistere sulla necessità che il “giallo Rai” venga chiarito senza ambiguità e giochi a scaricabarile. Quanto accaduto è di una gravità inaudita. Lo dice uno – il sottoscritto – che del monologo di Scurati condivide l’intera narrazione storica, aggiungendovi la ferma condanna ora e sempre del Fascismo. Epperò, con altrettanta convinzione, il sottoscritto non condivide nemmeno una virgola delle conclusioni cui egli perviene quando sprezzantemente apostrofa “gruppo dirigente post-fascista” il partito di FdI: quel partito ha vinto democraticamente le elezioni ed è “antifascista” per definizione, visto che – diversamente – sarebbe stato vietato dalla Costituzione.
Men che meno d’una virgola, ancora il sottoscritto, condivide la parte del monologo in cui lo scrittore attacca la presidente del Consiglio e leader di FdI, Giorgia Meloni, scrivendo che lei “si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza”, incaricandosi di “riscrivere la storia” invece di “ripudiare il suo passato neofascista”.
Ma di grazia, Scurati, quel passato non era già stato ripudiato per tutti (salvo per gli amici di Rauti, che scelsero un’altra strada) dall’allora leader dell’Msi-Destra Nazionale con la svolta di Fiuggi il 27 gennaio 1995, ossia quasi un “trentennio” fa, un periodo tra l’altro parecchio più lungo del famigerato Ventennio del Duce? Quante volte bisogna “svoltare” a Fiuggi (la Meloni, in particolare, aveva da appena dieci giorni compiuto diciotto anni) per smetterla con la continua, strumentale resurrezione del Fascismo ad opera di “sinistri” a corto di argomenti?
Tuttavia, ripetiamo e concludiamo, il “giallo Rai” è di una gravità inaudita. E bene ha fatto proprio la presidente del Consiglio a pubblicare sul suo profilo Facebook il testo integrale del monologo di Scurati, limitandosi a chiosarlo con un paio di civilissime righe.
Ma questa è un’altra storia. Resta la censura Rai: da chiunque sia stata ordinata, o arbitrariamente eseguita, non può restare impunita. E non basta una nota disciplinare. Serve di più, molto di più.

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