Sprar, le minacce funzionano: la dirigente pubblica il bando per l’accoglienza degli immigrati
C’ è voluto un anno di tempo, e le minacce di provvedimenti disciplinari da parte dell’assessore Teresa Mele, ma alla fine la dirigente delle politiche sociali Carmela Cortese ce l’ha fatta: è stato pubblicato il bando con cui il comune di Avellino aderisce al progetto Sprar del Ministero degli Interni per l’accoglienza dei richiedenti asilo.
Lo comunica, con un certo compiacimento, proprio l’assessore, pochi giorni fa sul punto di perdere definitivamente la pazienza, a causa dell’intoppo burocratico che rischiava di far perdere all’amministrazione l’ultima possibilità di aderire al progetto. ‘Certo, dice Mele, sono consapevole del netto ritardo con cui siamo arrivati a concretizzare la volontà espressa dal consiglio comunale all’unanimità: ma questo testimonia come la volontà dell’amministrazione fosse quella di intraprendere questo percorso pubblico per la gestione e l’accoglienza degli immigrati. Siamo soddisfatti perchè questo tipo di gestione, controllata passo per passo dal comune, garantisce tutti, in primis la nostra collettività. Mi dispiace che in passato la nostra comunità fosse stata etichettata come razzista, cosa che non è assolutamente vera’.
Non una parola invece sulla sua dirigente: ma il fatto in se’ che Cortese si sia mossa solo dietro le minacce di provvedimenti disciplinari si commenta da solo.
Rimanendo sul tema invece, aderendo al progetto Sprar ora Avellino si prepara ad ospitare circa 50 immigrati. L’iter non é completo, anzi si é appena attivato: comune e soggetto vincitore del bando saranno chiamati a redigere assieme il progetto di accoglienza, che poi dovrà ottenere il via libera da Roma che concederà anche i finanziamenti richiesti.
Nel caso, Palazzo di Città seguirà costantemente in prima persona il percorso di integrazione. Un ciclo virtuoso, garantito da un controllo pubblico che dovrebbe impedire la speculazione piu’ volte riscontrata nella gestione dei privati.
Nodo da sciogliere sarà la struttura che ospiterà i profughi, che non sarà pubblica, non avendo il comune di Avellino indicato nessun bene di sua proprietà: sarà la cooperativa a scegliere il futuro tetto ai nuovi ospiti.
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