Covid Irpinia, l’emergenza fuori controllo
Il virus galoppa in Irpinia. Ormai non ci sono più zone franche. Il trend dei positivi si aggira mediamente sul 10% dei tamponi eseguiti. Sempre meno posti letto dedicati disponibili. E l'emergenza sanitaria accompagna quella sociale

I dati del contagio che aumentano, il virus che si diffonde un pò ovunque, i posti letto ormai in esaurimento, la protesta e le lacrime dei commercianti. L’emergenza coronavirus sta destabilizzando la provincia di Avellino. L’epidemia galoppa e non lascia più zone franche.
L’ultimo bollettino Asl comunica 69 casi, il 10% sui tamponi effettuati, un tasso decisamente alto. A Monteforte il sindaco, anche lui positivo, in mattinata ha comunicato altri dieci contagiati all’interno del suo comune, dove il doppio focolaio iniziato in municipio e alla scuola d’infanzia continua a espandersi. In tribunale nel capoluogo quattro avvocati hanno contratto il virus, screening a tappeto all’interno di palazzo di giustizia da parte dell’Asl. E ritorna il contagio all’interno delle Rsa: due positivi nella struttura di Nusco, già colpita durante la prima ondata dell’epidemia. E l’Asl, per riuscire a stare dietro ai numeri e alla diffusione del virus, programma per il fine settimana cinque postazioni fisse in provincia per effettuare screening su larga scala.
La prima conseguenza purtroppo si riverbera sul sistema sanitario, l’unità di crisi della regione Campania lancia l’Sos: servono altri posti letto Covid. Al Moscati già riconvertite Malattie Infettive, Medicina d’Urgenza e Geriatria oltre ai 42 posti del Landolfi di Solofra, ma potrebbero non bastare e la regione chiede uno sforzo ulteriore. Nel Covid Hospital della città ospedaliera (dove nelle ultime ore si sono registrati altri due decessi, 16 i morti irpini dai primi di settembre) restano liberi solo tre letti di terapia intensiva, mentre i pazienti intubati salgono a sette. E Il Frangipane di Ariano non ha ancora allestito l’area Covid.
La seconda conseguenza, altrettanto grave, è l’emergenza economica. Ieri anche Avellino si è aggiunta alla proteste che hanno contrassegnato le principali città italiane, per fortuna nel capoluogo la manifestazione è stata pacifica, contraddistinta da una grande compostezza, ulteriore prova di civiltà della popolazione irpina di fronte alle conseguenze del virus, ma anche tanta rassegnazione.
Le lacrime del pizzaiolo avellinese Palmiro Ragno diventano il manifesto del dramma che vivono non solo la categoria dei ristoratori, mentre il figlio che lo consola è il simbolo della volontà di non arrendersi. “Ho paura per il futuro di mio figlio, che vuole fare il mio stesso lavoro, ma così non so se ci saranno le condizioni” le parole che ha rilasciato ai nostri microfoni. Una paura comune che sta spazzando via, nella testa di molti, quell’ “Andrà tutto bene” ormai superato dal tempo e dagli accadimenti. “Io speriamo che me la cavo” appare oggi decisamente più indicato.
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