Morte Dello Russo, secondo la procura i carabinieri spararono per legittima difesa
I carabinieri spararono per legittima difesa. E’ la tesi della Procura che ha chiesto l’archiviazione per il caso della morte di Antonio dello Russo. Pronto a opporsi il legale della famiglia: "Un uomo in fuga disarmato come può rappresentare un pericolo? Inoltre la ricostruzione dei testimoni è contraria a quanto si vede nelle immagini: li denunceremo per falsa testimonianza"
Per la procuratrice Paola Galdo l’omicidio di Antonio Dello Russo fu legittima difesa. La procura di Avellino assolve dunque i due carabinieri che spararono otto colpi di pistola verso il 39enne di Mercogliano, in fuga con la sua auto dopo aver forzato un posto di blocco.
Secondo il magistrato i militari, indagati per omicidio colposo dopo l’accaduto, avrebbero agito per difendere la propria vita, messa a rischio dalla condotta di Dello Russo; di qui la richiesta di archiviazione del caso. Toccherà ora al giudice per le indagini preliminari accogliere la tesi e assolvere definitivamente i due carabinieri, oppure rigettarla e richiedere comunque il processo se non convinto dalle motivazioni della procura.
Intanto il legale della famiglia Dello Russo, l’avvocato Fabio Tulimiero, sta già preparando il ricorso, avvalendosi delle immagini delle telecamere nei pressi del distributore Q8 di Sperone, dove avenne il fatto incriminato, oltre alla ricostruzione in 3D al vaglio degli inquirenti, di cui vi stiamo mostrando le immagini.
“I video parlano chiaro, non credo di dover aggiungere altro, non è possibile parlare di legittima difesa: il carabiniere ha sparato indirizzando la pistola verso Antonio Dello Russo, non ha mai puntato alle ruote del veicolo. Sparare otto colpi di pistola nei confronti di chi, disarmato, si dà alla fuga non è una condotta giustificabile nel nostro ordinamento”, le parole di Tulimiero.
I fatti avvennero la sera tra il 14 e il 15 gennaio 2018: Antonio Dello Russo stava rientrando a casa percorrendo la statale 7bis. Tra i territori di Mugnano ed Avella vede il posto di blocco dei carabinieri ma decide di non fermarsi tirando dritto; i militari salgono a bordo della gazzella e gli corrono dietro, inizia un inseguimento dove le due macchine si speronano. Ad avere la peggio l’auto dei carabinieri che finisce la sua corsa a bordo strada.
Dello Russo prosegue la sua marcia, i carabinieri allora scendono dall’auto e sparano otto colpi, quattro da brevissima distanza, tre di questi colpirono al corpo il 39enne che poco dopo si andò a schiantare contro un albero e trovò la morte.
Oltre a contestare la tesi della legittima difesa, l’avvocato Tulimiero smentisce anche la ricostruzione dei testimoni oculari ascoltati dalla procura: secondo queste i due militari, la cui testimonianza è un passaggio chiave nell’inchiesta, Antonio Dello Russo nel forzare il posto di blocco avrebbe tentato di investirli. Questo validerebbe la tesi del pericolo corso dai carabinieri; ma l’avvocato Tulimiero sostiene tutt’altro, forte delle immagini della videosorveglianza: “Dello Russo non ha mai tentato di investire i carabinieri, il video non si presta ad altre interpretazioni. I testimoni escussi dalla procura dunque riferiscono un fatto non vero, si tratterebbe di falsa testimonianza che la famiglia di Antonio si dichiara pronta a denunciare”.
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