PROVINCIA: HA VINTO DE LUCA, HANNO PERSO IL PD E LA POLITICA. ECCO PERCHÉ

Si può spiegare soltanto con una abbondante alzata di gomito – bere per non riflettere, bere per dimenticare! – la gioiosa tarantella del Pd irpino, normalmente musicata dai “trombettieri a cottimo”, sugli esiti delle provinciali che hanno decretato l’elezione del sindaco di Montella, Rino Buonopane, alla carica di presidente.

Anche al lordo dell’umana faziosità dei clan di partito, infatti, soltanto gente per niente sobria può rallegrarsi di una Vittoria di Pirro che vede perdenti segnatamente il Pd e più generalmente la Politica seria, quella con la P maiuscola, non già la “variante” raccontata dai menestrelli delle parrocchie locali e amplificata da chi ha gravi disturbi di memoria.

Come fa a gioire e a cantar vittoria un Pd che ha visto eleggersi soltanto quattro consiglieri su dodici, che è dunque minoranza in Consiglio pur con l’apporto del petittiano-decariano quinto consigliere, e che è stato surclassato dalla lista civica del candidato presidente (perdente) Angelo Antonio D’Agostino? E come fa lo stesso Pd irpino ad ostentare coerenza e trasparenza di comportamenti di fronte ad un risultato che premia i “traditori” avellinesi di ieri e di oggi? Come fa, ancora questo Pd, ad intestarsi una vittoria che non è sua ma evidentemente ed unicamente del governatore De Luca?

Proviamo a mettere sotto l’Albero di Natale un po’ di verità. E il Pd irpino intenda il gesto come un regalo, appunto, di Natale: argomenti per riflettere, ma tenendo il gomito in posizione di riposo assoluto. Altrimenti è fatica sprecata.

Primo argomento. L’Anatra Zoppa. È vero che il Consiglio provinciale, “grazie” alla riforma Delrio, conta quanto il due di briscola e che tutto il potere è di fatto concentrato nelle mani del presidente.

Tuttavia la programmazione la fa il Consiglio. E se non ci sarà – cosa che stentiamo a credere – l’ennesimo mercatino delle vacche e dei vitellini, il presidente della Provincia non può fare il suo comodo fuori dagli indirizzi votati dall’assemblea. Comunque sia, non è questo il punto. È sul piano politico la sconfitta della coalizione messa su dal Pd. È una coalizione – ripetiamo – che complessivamente ha cinque consiglieri su dodici, è minoranza.

Il secondo argomento discende direttamente dal primo. Può allegramente abbandonarsi alla Tarantella e al vino un Partito Democratico che – nonostante avesse alle spalle, oltre ai “pentiti illustri(?) De Caro e Petitto, tutto il potere regionale del governatore e della giunta, l’appoggio dei 5Stelle e la Sinistra nelle sue mille sfumature – è riuscito a far eleggere il suo candidato presidente “nientepopodimenoche” con un misero 0,5 per cento in più rispetto alla lista civica Alaia-D’Agostino? Se questa non è l’ennesima Waterloo del Pd irpino, il sottoscritto è Indro Montanelli ed Enzo Biagi messi insieme.

Paragoni dichiaratamente irriverenti a parte, per i quali chiediamo venia alle due Eccellenti Buonanime, un partito che non si accorge di quanto sia caduto in basso molto difficilmente riuscirà a trovare la strada giusta per risalire la china.

La verità sotto l’Albero, dunque, è che in questa storia c’è un solo vincitore: il governatore De Luca, aiutato con tutte le energie politiche disponibili dal suo omonimo irpino ex senatore. Non fosse sceso lui in campo – con il potere che gestisce ed il carisma di cui è dotato – il Pd irpino si sarebbe ritrovato seppellito dalle sue stesse macerie e dalle risate. Altro che nascita di nuovi, illuminati leader irpini: De Luca li stima tanto che ha dovuto mandare il figlio Piero in Irpinia per evitare che Buonopane soccombesse non per mezzo punto percentuale ma per una valanga di voti.
E qui c’è il terzo ed ultimo argomento su cui il Pd farebbe bene a riflettere, ancora e sempre con il gomito a riposo, e facendo possibilmente a meno dei “trombettieri a cottimo” che già domani, se non cibati, suoneranno ad orecchio una musica diversa sia da quella che hanno suonato oggi che dell’altra suonata ieri, e l’altrieri ancora.

L’argomento è una domanda dichiaratamente retorica: ha fatto bene De Luca a impicciarsi dei fatti della Provincia di Avellino? La mia opinione è no. Ha fatto malissimo, forse non per sé, ma di sicuro per il Partito Democratico. Perché, ingerendo nelle variopinte vicende politico-istituzionali locali ha di fatto allargato le crepe già vistose in seno al Pd: crepe che ora rischiano di diventare scissioni, esodi verso altri lidi, ancorché lidi ancorati all’area progressista.

A margine, una rapida considerazione di carattere più squisitamente istituzionale e solo in apparenza contraddittoria con l’ultimo assunto.

A urne elettorali svuotate, e a prescindere da quello 0,5 per cento del cianciato “trionfo” del nuovo presidente, Piero De Luca ha detto che “Buonopane è l’uomo giusto per la Provincia di Avellino in questa fase”, cioè in vista dell’attuazione del Pnrr. La deduzione che se ne può trarre è che la Regione sarà molto vicino alla Provincia avellinese. Vedremo, annoteremo, commenteremo.

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