ADDIO MAESTRO, NON TI DIMENTICHEREMO

(Franco Genzale) La prematura scomparsa di Armando Saveriano – poeta, scrittore, Maestro di teatro, dizione e fonetica, figlio d’Irpinia e preziosissimo riferimento del mondo della cultura – ha destato profonda commozione in quanti, tantissimi, hanno potuto apprezzare la sua eccellente opera letteraria e rara sensibilità umana.
Condividendone il cordoglio, ospitiamo volentieri, nello spazio di primo piano che decisamente merita, il ricordo che di Saveriano ha voluto rassegnare la Comunità Poetica Versipelle attraverso il suo portavoce Federico Preziosi.

Ci ha lasciato Armando Saveriano, un Maestro, un grande uomo di cultura, un colosso della parola poetica per quanti lo hanno frequentato durante la sua esistenza e non solo. Dinanzi a certi eventi occorrerebbe un momento di raccoglimento per sanare le coscienze. Tutti dovrebbero fermarsi e riflettere su quanto Armando Saveriano ha dato e ciò che ha rappresentato per l’Irpinia, per la Campania e, sono pronto a dire, per l’Italia.
La mia “farneticante” fantasia mi rimanda a una visione. Ho un solo desiderio in questo momento, che tanta gente, di ogni età, etnia e estrazione sociale, scenda in strada in occasione di questo grave lutto e nel cordoglio cominci a declamare i versi del Maestro. Sarebbe bello poter vedere la ferita e l’orgoglio di una comunità, di una cittadina che si stringe attorno a un simbolo della propria cultura e trovare in un Poeta la propria voce nella quale riconoscersi.

Non mi illudo che ciò accada. Sono certo che fino a oggi moltissimi non conoscano Armando Saveriano e nemmeno l’odiosa ondata promozionale mortuaria riuscirà a cambiare le cose se non ci diamo da fare, se non riscopriamo le sue opere, le tante opere che ci ha lasciato, i numerosi componimenti che spero vengano pubblicati o ripresi in nuove edizioni, ripubblicazioni o inediti che siano.
Abbiamo un enorme patrimonio culturale di cui occuparci. Nel momento in cui scrivo, questo enorme lascito è difficile da reperire. Amici e lettori della prima ora, è il momento di tirare fuori i libri, di riprendere le sue parole, di condividerle sui social network come sta già accadendo, di stampare i suoi versi e affiggerli sui muri, alle entrate dei negozi, di lasciarli sui tavolini dei bar. Gli appassionati di poesia o i semplici amanti della cultura, invece, si rechino nelle biblioteche e vadano in cerca di qualsiasi cosa che porti il nome di Armando Saveriano.

Nel momento del dolore, nel giorno del suo funerale, non ho voglia solo di celebrare il Maestro, il Poeta, il Grande Amico. Desidero parlare anche della sua scrittura e della necessità di ritrovare un filo conduttore che tocchi la sua vita.
La parola del Maestro mostra una versatilità non comune, fedele alla sua natura versipelle, ovvero quella capacità di cambiare in continuazione in cerca della modalità di espressione più appropriata. Armando Saveriano era capace di fondere numerose passioni e amori in versi che hanno spesso subito l’influsso del teatro, arte che in vita aveva praticato e portato nelle scuole. Nella forma poetica sotto forma di monologo che aveva elaborato rientravano suggestioni di tipo confessionale, alla maniera di Anne Sexton e Robert Lowell, e surrealiste tipiche del suo amato André Breton. Sebbene la sua attenzione fosse spesso catturata da scritture insolite, non importa se avanguardiste o arcaiche, Armando Saveriano preservava un tocco di popolaresco attraverso le testimonianze e le trasfigurazioni della propria infanzia, adottando anche termini dialettali. E poi c’erano i greci, i suoi amati miti che si rinnovavano nei drammi dell’esistenza che rappresentava, in parte immedesimati, in parte reali.

La poesia di Armando Saveriano è espressione della libertà totale, di un uomo al quale la vita non ha risparmiato nulla. Ha trascorso gli ultimi anni di vita tra le cure del suo amato Davide Cuorvo, allievo e figlio d’adozione, che lo ha portato con sé a Conza della Campania per alleviare quelle sofferenze dettate dalle sue condizioni di salute che lo tediavano da anni. Il Maestro ha sempre utilizzato la scrittura per vivere tutte le vite che, nonostante la sua esplosiva energia, non avrebbe mai potuto incarnare, ne ha fatto un uso terapeutico e culturale per sé e per gli altri. La poesia e l’impegno critico, che negli ultimi anni avevano trovato un fertile sbocco su Facebook attraverso i gruppi di poesia, Poienauti, la comunità Versipelle su tutti e, infine la Parola d’ordine: il Primato, lo hanno fatto conoscere a tanti poeti e appassionati di poesia. Tante persone hanno ritrovato nella sua generosità e conoscenza un grande punto di riferimento. La presenza di Armando Saveriano su Facebook era creativa, ricreativa e attiva, pronta a provocare, punzecchiare, incoraggiare i suoi amati poeti e i suoi amici. Ecco perché Armando Saveriano resta nei cuori di tante persone, perché l’esempio che ha saputo dare attraverso la poesia e la critica, ma anche verso le attività precedenti, costituisce una lezione di vita che celebra la vita con tutte le sfumature, i non detti, le ricerche e i tripudi incompiuti che un’esistenza riesce a evocare. Addio Maestro, non ti dimenticheremo.

Federico Preziosi
Portavoce della Comunità Poetica Versipelle

 

Segue una lirica del 2018 pubblicata nell’Antologia Poesia a Napoli, IV Edizione 2020-2021, Guida Editori, nella quale Armando Saveriano polemizza con il mondo letterario. Sono versi che lo ritraggono nel pieno della propria acuminata passione per la parola poetica senza compromessi, provocatoria, lucida e colta.

Ah per carità non arrivate adesso
o zoppicanti
a etichettare deperibile
il mio ardore
Sono nemico del vostro
niente
e i versi senza posa
sempre più ardui e puntuti
si sbarazzano
del vostro asfalto gonfio slabbrato
Crepito nel salmo nella danza
dell’intelletto nella gioia
che si fa sostanza e onore
Agonizzate intanto
sulle riviste che usano il cocktail
delle convenienze per negare
singultando invano
le incompetenze
Essere non essere
nel chiosco delle esibizioni
che muoiono là
in ogni istante della pena
Generosamente la si potrebbe
provare per il vostro disegno
indegno senza ritegno
o malriusciti
da chissà quale placenta maledetta
Non avrete un’anima diversa
compromessi e accordi
non la possono rigenerare
La vostra infelice incapacità
di dipingere di sonare al contrario
sopportabile non rende la faccia
e nello scarto la situazione umana
“Da’ o Signore, ad ognuno, la sua morte” *
Non più ingloriosa della vostra
la mia
e a voi la vita non garantisce
altro che carte nel trucco dell’istante
Ho cercato
sto cercando ancora
accampamento per un po’ di poesia
Non trovo confronto
e forse è per superbia mia
Tra pienezza e vuoto **
quel che risuona poi
“è il canto che nomina la Terra” ***

Armando Saveriano

Note
*Verso di Reiner Maria Rilke
**Riferimento al filosofo Martin Heidegger
***Sua citazione

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