Luigi Di Maio, il vaccino anti-Covid a Natale e un nostro piccolo sacrificio

“Entro la fine dell’anno, grazie all’accordo con Oxford University, avremo le prime dosi del vaccino anti-Covid, e dall’inizio del prossimo anno inizieremo le vaccinazioni. Finalmente avremo uno strumento per fronteggiare il virus. Dobbiamo riuscire ad affrontare la primavera con fiducia”.

É quanto testualmente ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, domenica sera nel corso della trasmissione “Mezz’ora in più” su RaiTre.

 

Il dubbio amletico – credo per buona parte di noi – è il seguente: credergli o non credergli? É un dubbio più che legittimo. Mentre, infatti, la stragrande maggioranza della Scienza Ufficiale o non si sbilancia o timidamente dice che, se tutto va bene, potremo cominciare a vaccinarci nel 2021 molto inoltrato, in buona sostanza tra un anno da oggi, “Luigino” – come affettuosamente lo chiamano a Pomigliano – annuncia senza se e senza ma che sotto l’Albero di questo Natale troveremo “le prime dosi di vaccino”. insomma, altro che Re Magi: sarebbe un dono all’umanità di portata universale, considerato che da sette mesi e più il Covid ha messo in ginocchio la nostra esistenza in più d’un senso.

 

Ora, è pur vero che Di Maio ha mostrato qualche lacuna in geografia con la gaffe di “Matera in Puglia”, roba sulla quale si è come al solito esagerato. É altrettanto vero, però, che è il nostro ministro degli Esteri, ed ancor prima è un giovane dotato di ottima intelligenza e di una abbondante dose di furbizia: su un argomento del genere, che tiene la comunità Italiana (e non solo) con il fiato sospeso, sarebbe stato zitto se non avesse avuto in mano elementi di certezza che magari il Governo – per prudenza od altro – non ha ancora ritenuto di svelare. Tanto più, è doveroso aggiungere, che proprio sul vaccino della Oxford University si è registrato, di recente, un qualche problema in fase di sperimentazione. Tutto superato? Meglio per noi.

 

Ci piace ripeterlo, allora: Di Maio – per intelligenza e per furbizia – non avrebbe rischiato di sputtanarsi con un annuncio la cui fondatezza non è una promessa elettorale a lungo termine ma un “fatto” che verificheremo da qui a due mesi e mezzo. Bando allo scetticismo, dunque, e affidiamoci all’attendibilità della fonte di Di Maio. Anche perché, diversamente, allo stato dei fatti non troveremmo un diverso tram a cui attaccare la speranza.

 

Se così stanno le cose, ovvero se all’inizio del 2021 inizieranno le vaccinazioni e sarà quindi possibile affrontare con fiducia la prossima primavera, i calcoli son presto fatti: abbiamo davanti otto mesi di guerra, durante i quali saremo chiamati a lottare con tutte le nostre forze, specie con intelligenza e buon senso, per fare in modo che in questo intervallo di tempo, decisamente in salita, vengano salvate quante più vite possibile, si conti e soffra il minor numero possibile di persone.

Attenzione: non è un’invocazione romantica. Il Covid agisce senza sconti e senza pietà: lo abbiamo visto in azione durante la sua prima ondata e lo stiamo osservando oggi. La differenza tra ieri e oggi è che a febbraio scorso ci ha colti di sorpresa, impreparati e increduli. Dal 18 agosto in poi è tornato a “punirci” perché noi, moltissimi di noi, a cominciare da chi ci governa, nonostante avessimo già conosciuto il Virus – la sua potenza, la sua aggressività, il suo “cinismo” – ci siamo rilassati per tutta l’estate, abbiamo voluto illuderci che tutto fosse ormai passato e che non avremmo avuto più nulla da temere. Da qui le spensierate movide di via Caracciolo e Mergellina e Toledo a Napoli e del Corso e dintorni ad Avellino, e le feste e i festini col respiro sul collo, e le spiagge affollate come mai s’erano viste prima, e i gioiosi assembramenti in ogni angolo della regione, con non pochi sindaci e assessori e consiglieri a bisbocciare assieme ai cittadini “che hanno sempre ragione”, tanto che manco per il cavolo li facciamo multare se non indossano la mascherina, non osservano il distanziamento sociale: in altre parole, semplici e chiare, se Lorsignori se ne fottono altamente di leggi e ordinanze e financhedel minimo comune senso del pudore, tiè!

 

Non è una invocazione romantica, dicevamo. Abbiamo una grande opportunità in questi otto mesi: l’opportunità di dimostrare che siamo cittadini responsabili. Una qualità che mai come ora serve a salvare vite umane, a cominciare dalla vita di ciascuno di noi, delle persone cui siamo più legate, degli amici, dei conoscenti e non: la vita di tutti, la vita come bene assoluto, universale. E attenzione: non dobbiamo fare chissà che. Non ci viene chiesto niente di eroico, men che meno di trascendentale. Dobbiamo semplicemente osservare le poche regole, semplici e utilissime, che ci vengono dettate.

 

Diciamocelo: è davvero un sacrificio insopportabile, un’impresa titanica lavarsi le mani qualche volta in più, indossare la mascherina all’aperto oltre che al chiuso, osservare rigorosamente il distanziamento sociale, richiamare all’ordine chi non lo fa, avvertire il medico di famiglia in presenza di sintomi sospetti senza prima andarsene in giro col rischio di contagiare il prossimo?

É un sacrificio insopportabile fare tutto ciò, non per l’eternità, ma per otto mesi ancora?

É questo il piccolo contributo che ci viene chiesto in cambio di un immenso risultato: la vita.

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