GUARDIA ALTA O CI FREGANO PERFINO I VACCINI ANTI-COVID

Vi proponiamo integralmente – per poi costruirci su un commento – la dichiarazione diffusa ieri dal presidente della Campania, Vincenzo De Luca. Eccola:

“Abbiamo ricevuto nella serata di mercoledì la comunicazione che le forniture di vaccini prevista per la Campania il giorno 25 gennaio è stata dimezzata, non si capisce in base a quale criterio. Già i ritardi dei giorni scorsi hanno prodotto una forte diminuzione nelle vaccinazioni.
Questa ulteriore riduzione di consegne rischia di bloccare del tutto le somministrazioni, determinando una situazione gravissima e inaccettabile.
Siamo consapevoli delle grandi difficoltà create dai forti ritardi della casa produttrice. Ma a maggior ragione è tempo di scelte chiare e oggettive.
È indispensabile garantire il completamento dei richiami per i primi vaccinati. Questo può avvenire solo sulla base di un unico criterio oggettivo: un vaccino per ogni cittadino, operando già in questa fase un riequilibrio rispetto alla prima distribuzione di vaccini avvenuta sulla base di criteri fortemente sperequati.
Invito il commissario Arcuri a procedere sulla base di una linea di equità e oggettività assoluta, a tutela dei nostri concittadini e nel rispetto di uno sforzo organizzativo enorme compiuto dalla Regione Campania, e che non può essere vanificato.
Siamo pronti, in caso contrario, a tutelarci in ogni sede”.

Fin qui la ragionata protesta di De Luca. Che resta sacrosanta, anche se nel tardo pomeriggio di ieri un portavoce della Commissione Europea ha fatto sapere che, secondo assicurazioni fornite dalla Pfizer (misteri del Virus), dalla prossima settimana gli approvvigionamenti di vaccino torneranno regolari. In attesa che concretamente accada, ragioniamo sulle certezze che abbiamo oggi.

Orbene, tornando a De Luca, chiamatelo come volete: Sceriffo, Teatrante, ‘O Professore, Governatorissimo, Frittura di Pesce. E mettiamoci pure Vercingetorige, non si sa mai con tutti i “galli” che ci sono in giro. Al di là dell’ironia più o meno divertente, e del sarcasmo di certa intellettualità di sinistra decisamente becero, una cosa è certa: dove ci sono gli attacchi politici, economici e sociali – palesi oppure occulti – alla Campania, a difendere questo territorio ci trovi sempre De Luca, agguerrito più che mai e raramente in compagnia. Al suo fianco non vedi gli onorevoli deputati e senatori e ministri e sottosegretari del Pd campano; manco a dire dei 5Stelle (ma loro vanno compresi, visto che beatamente vivono su Marte); naturalmente inutile riferirsi ai “pensatori” collocati a sinistra del Pd, ossia alla vera, ancorché superflua, Aristocrazia politica di casa nostra.

Nel fuoco degli scontri di interessi decisivi per lo sviluppo dei territori, ci trovi sempre lui e quasi sempre solo, l’odiato De Luca. È accaduto – perché non ricordarlo? – quando Salvini e compagnia leghista, nel silenzio complice degli altri sovranisti della Destra italiana – hanno tentato di formalizzare l’autonomia differenziata strisciante che già tanti vantaggi ha portato all’Italia del Nord a danno del Sud. Giacché si parla di Sanità, basti ricordare il rapporto della Corte dei Conti – roba praticamente fresca di giornata – secondo cui negli ultimi 21 anni il Mezzogiorno d’Italia è stato fortemente penalizzato in materia di qualità ed efficienza dei servizi sanitari: non perché le regioni settentrionali siano più virtuose, più intelligenti, più capaci; bensì per aver ottenuto una sproporzionata assegnazione di risorse finanziare, rispetto alle regioni meridionali, grazie a criteri palesemente fuori dal mondo, cioè abusivi e abusati.

È accaduto, nel bel mezzo della pandemia, quando si è trattato di distribuire soldi per terapie intensive, strumentazioni e perfino tute e mascherine in lungo e in largo sulla Penisola. Non fosse stato per le grida dello Sceriffo-Teatrante-Professore-Governatorissimo-Frittura di Pesce-Vercingetorige, i “galli” – non solo i barbari della politica propriamente detti, ma anche quelli proverbialmente appostati “sulla monnezza” – avrebbero continuato a far razzia di tutte le provvidenze, lasciando la Campania con le pezze al culo, con buona pace del ministro dei Rapporti con le Regioni, il quale è per di più Pd e pugliese, non leghista e lombardo-veneto, per cui ancor meno si comprende l’ostinata guerra ad un governatore del Sud che difendeva e difende le ragioni del Sud, dunque Puglia compresa. Se, per questi aspetti, il ministro Boccia venisse analizzato sul lettino di Freud, probabilmente si troverebbe in lui il virus più diffuso nella famiglia Pd: quel sinistrismo auto-distruttivo alimentato dall’insostenibile “pesantezza” del proprio Ego.

Ora ci risiamo. Dopo l’avvio della primissima fase di campagna vaccinale – quando, ancora tra le grida solitarie di De Luca, il commissario Arcuri ha distribuito le dosi non in base al numero di abitanti delle regioni ma seguendo criteri lunari – eccoti la comunicazione che dimezza la prossima fornitura di farmaco. Si dirà: ma è colpa di Pfizer che probabilmente ha venduto altrove le dosi destinate ai Paesi europei, non c’entra Arcuri, non c’entra il governo italiano. Nossignore: le cose non stanno affatto così. Pfizer c’entra “a valle”, non “a monte”. A monte c’entrano Arcuri e il governo. Perché, se hai utilizzato criteri sperequati nella prima fase dei vaccini, come di fatto è avvenuto, la sperequazione te la trascini. Sicché, ad esempio, seppure la prossima fornitura fosse dimezzata anche per la Lombardia o per il Veneto, la metà assegnata ora alla Campania sarebbe comunque una metà più piccola, in valore assoluto, di quella assegnata alla Lombardia o al Veneto.

Ecco perché De Luca ha ragione di gridare. Ecco perché non bisogna lasciarlo ancora gridare da solo. Distribuzione equa dei vaccini significa garantire equamente a tutti gli italiani il medesimo diritto alla salute, che in questo caso potrebbe essere addirittura diritto alla vita. Diciamolo: è insopportabile il silenzio-assenso di tanta parte della politica della Campania di fronte all’ennesimo furto dei nostri diritti più elementari. Un silenzio-assenso insopportabile e vergognoso.

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