Caro Eitan…

Dieci secondi, su veloce, ne hai solo dieci. Infilati qui, metti le mani sugli occhi. In questa caverna fatta di braccia, carne, ossa, pelle…puoi stare al sicuro. Prendi tutta l’aria che puoi. Tirala dentro come se bevessi una tazza di latte e miele, pensa a quella che ti preparava la mamma. Devi essere super veloce… come quando gareggiavamo a chi lo finiva prima. Bravo, ora giochiamo a nascondino, rannicchiati e resta ben stretto. Io sarò il tuo rifugio, il mio corpo sarà il tuo scudo al dolore e si caricherà tutte le sofferenze a venire: la velocità, i sobbalzi, gli urti, le lamiere, i tagli e si placherà, nei suoi tragici affanni, solamente sapendoti in salvo. Ora papà ti avvolge con forza e queste urla che senti, che rimbombano nella testa, tramutale, più in fretta che puoi, nel rumore delle onde del mare in tempesta. Te lo ricordi quel giorno com’era agitato? Avevi paura, ti lamentavi eppure quando hai stretto le braccia ai miei fianchi, come fossero una cinta di salvataggio, ogni cosa si è calmata…dal tuo cuore all’acqua. Una magia ha richiamato un alito sinuoso di scirocco che si è liberato, come una morbida saetta profumata di gelsomino, nel vermiglio del tramonto per addolcire le onde, stirarle come fosse un ferro a vapore, anche la minima increspatura è andata via. Così ti sei rasserenato, hai sorriso, le lacrime si sono asciugate, il viso è ritornato nella sua morbida serenità. Anche stavolta farai così, me lo devi promettere e, quando aprirai gli occhi, perché tu lo farai, avrai ancora vita a riempire polmoni e giorni a venire. Allora dovrai ripensare a quel momento, cancellando questo. Dovrai dimenticare il tremendo impatto che fra poco ci travolgerà. I freni non funzionano, maledizione e maledetti coloro che sanno quello che fanno e svendono vite umane per il vile denaro. Mio Dio, nessuno si salverà, solo tu. Vedo una coppia di sposi stretti, come una treccia d’amore e sgomento, intorno a un bambino. Come gli altri, anche loro, hanno gli occhi chiusi forse perché lo spettro del terrore che ci accompagna, a cento all’ora, nel viaggio verso la morte, nessuno vuole davvero guardarlo in faccia. Eppure domani tu dovrai alzare le serrande degli occhi e spingerli lontano, superare il buio della notte, del dolore che infila aghi sotto pelle e tira fuori milioni di lamenti e promettimi che vivrai. Noi ti guarderemo crescere nella trasparenza del domani senza farti sentire troppo solo. In ogni cosa che vedrai, in ogni sorriso che farai, in ogni dolce che mangerai, in ogni attimo di felicità che ti donerà il futuro ci sarà un pezzettino di noi. Finanche quando avrai voglia d’essere triste usciremo dai tuoi occhi e piangeremo insieme a te. Saremo tutte le lacrime che riuscirai a buttare fuori. Ora, però, tocca a te, devi combattere, risvegliarti e renderci felici. Zia la troverai accanto al tuo letto e ti racconterà una storia che parla di uomini senza scrupoli ma anche di coraggio e assoluta devozione al sangue che scorre nelle tue vene. Lo sai, anche mamma è stata coraggiosa, ha stretto il fratellino più forte che poteva ma il destino aveva scelto un altro finale per loro ed era uguale al mio, a quello di 14 vittime innocenti. Cosi, mentre tu resti con i piedi per terra noi risaliamo su un’altra funivia, stavolta senza intoppi e senza inganni, lungo la scia delle prime stelle mentre, da lontano, si sente l’eco limpido d’una canzone: ”Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie/Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via/Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo/Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai/Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore/Dalle ossessioni delle tue manie/Supererò le correnti gravitazionali/Lo spazio e la luce per non farti invecchiare/E guarirai da tutte le malattie/Perché sei un essere speciale/Ed io, avrò cura di te”.  Eitan, figlio mio…io ho avuto cura di te.

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