A Sant’Anna il Demonio brindò (di nuovo) con i nazi-fascisti

“Io sono il Nemico, il Tentatore, il Maligno, l’Antico Serpente, l’Omicida fin dal principio e il Padre della menzogna. Il vostro Dio mi chiama “il Principe di questo mondo”. Eppure nel calice, di metallo fuso e ruggine, rivolto al basso, alle viscere della terra che s’apre e si contorce, alle fiamme che escono a lambire le fondamenta della Chiesa, è l’uomo stesso che mi offre il sangue di nuovi martiri. Come avrei potuto rifiutare quel brindisi di terrore e agonia? La mia gola non è mai sazia dell’orrore. Eppure sono stati loro, come del resto sempre avviene, a cercarmi. Lo stesso accadde anche quella mattina del 12 agosto, perché erano “gli uomini” che volevano rinnovare l’eterno patto con il Male. Il “libero arbitrio”, questo stupido regalo di garanzia e autonoma scelta, che vi è stato concesso dal vostro Dio, siete voi a buttarlo alle ortiche, a corroderlo con la volontà, acida, precisa, puntuale, di fare la cosa “sbagliata”. Ed anche allora non fui io ad entrare, a indurli in tentazione, ma loro ad aprimi la porta per farmi scendere, di nuovo, nell’anima per succhiarla fino a disseccare ogni cellula d’umanità. La cattiveria, l’arroganza, la sete di vendetta, la follia, vennero chiamate, su specifica richiesta, per trovare ospitalità e abitare nei loro pensieri, nelle loro intenzioni. Desideravano ribadire di essere la “Razza Superiore” e fu allora che brindai (di nuovo) con i nazi-fascisti all’arrivo della Morte che cadeva lungo quel cammino di sterminio. Ma stavolta non erano i soliti campi di concentramento, davanti a noi c’erano i borghi di un piccolo paesino sul margine meridionale delle Alpi Apuane. Qui il mio alito omicida, implacabile, diventò il respiro stesso dei soldati, ormai ridotti a schiavi, sottomessi deliberatamente al Male. Così, nel giro di poche ore, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, trucidati, bruciati, straziati. E, per ogni vita perduta, le anime dei carnefici iniziarono, senza possibilità di salvezza, la discesa verso l’inferno. Grande fu il bottino di Satana, in termini di nuovi dannati, in quel Maledetto giorno.

Il 12 Agosto del 1944 tre compagnie della 16à SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer-SS”, comandata dal Gruppenführer Max Simon con l’ausilio di alcuni collaborazionisti fascisti italiani della RSI, circondarono l’abitato di Sant’Anna (una frazione di Stazzema) mentre un quarto, più a valle, sopra il paese di Valdicastello, chiudeva ogni possibile via di fuga. Nonostante Sant’Anna fosse stata dichiarata zona bianca dai tedeschi, in grado cioè di accogliere popolazione civile sfollata, in poco più di tre ore furono massacrate 560 persone, tra cui 130 bambini. Non si trattò di rappresaglia in risposta a una determinata azione del nemico, ma – come accertò la magistratura – di un atto terroristico premeditato, organizzato, programmato sotto ogni aspetto e minimo dettaglio al fine di distruggere il paese, sterminare la popolazione e rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti nella zona. Nei borghi della Vaccareccia, delle Case, del Moco, del Pero, di Coletti, si uccisero i nonni, le madri, i pardi, i figli, i nipoti. Si uccisero i paesani, gli sfollati, i tanti saliti, lassù, in cerca di un rifugio e dalla guerra. Uccisero Maria Franca Gamba ed anche Anna, l’ultima nata del paese di appena 20 giorni; ucciso Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto; uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia nazista che stava per trovarlo, dietro la porta della Chiesa; uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente; uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. Alcuni bambini, presi come sacchi di farina, vennero lanciati in aria per farne bersaglio con le pallottole oppure infilzati con le baionette. Uccisero tutti, senza alcuna pietà, uccisero gli indifesi, senza responsabilità, senza colpe e poi attecchirono il fuoco, a distruggere i corpi, le case, stalle, gli animali, le masserie. “A Sant’Anna quel giorno gli “uomini” uccisero l’umanità intera.”

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