I GIORNI DELLA PAURA E DELLA SPERANZA

La celebrazione ed il ricordo di Dante Alighieri e della sua opera immortale ci consentono di ricorrere al suo genio anche per ottener solidarietà contro l’attuale morbo del coronavirus.

Spesso il pensiero ci può sostenere, specialmente se attingibile da una fonte eccelsa.

Quel sommo poeta, appunto, apre la sua “Commedia” esorcizzando la paura, che al solo pensiero lo tormenta nello smarrimento della ben nota “selva oscura”.

E tuttavia egli stesso scorge, nella sommità di un vicino colle, la luce della “diritta via”, che simboleggia la prospettiva della salvezza.

Anche lui è osteggiato, tra le altre fiere, specialmente da un animale, la famelica Lupa, che gli sbarra il passo minacciosamente; sì che egli deve invocare l’aiuto di Virgilio (che è, poi, la sua stessa ragione) poiché quella “bestia” gli fa “tremar le vene e i polsi” e gli ha fatto perdere, col suo solo orrido aspetto, “la speranza dell’altezza”,

Analogamente la nostra attuale umanità è disorientata perché costretta, su scala planetaria, a competere con una “bestia” che è ancora più insidiosa in quanto dotata dell’arma dell’invisibilità e che sembra quasi compiacersi di poter mietere impunemente le sue molte vittime, tanto che alcuni le attribuiscono anche una grande viltà.

Perciò bene hanno fatto coloro che, oltre a rispettare le cautele suggerite dagli esperti, hanno intonato, lo scorso anno, dai balconi l’Inno di Mameli o le canzoni come quelle di Modugno sventolando il tricolore, con un chiaro messaggio di fiducia e conforto per tutti.

Anche Virgilio incoraggia Dante, proponendogli “altro viaggio” per agguantare la salvezza ed uscire infine “a riveder le stelle”, sia pur passando tra le “diverse lingue e orribili favelle” delle sofferenze umane.

Ciò ci fa amare ancor più quel grande poeta, anche per la sua fragilità, in quel particolare momento.

La sua “Commedia” è divina perché ci regala la certezza o almeno la speranza del superamento del male, sia pur dopo un travagliato percorso, nel quale anche noi dobbiamo o possiamo essere forti, pur nella nostra debolezza.

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