L’ETÀ DELL’ADOLESCENZA: MANEGGIARE CON CURA

Il 28 gennaio è l’ultimo giorno per l’iscrizione dei ragazzi delle ultime classi delle medie alle scuole superiori. Già dal mese di dicembre, e a continuare per tutto il mese di gennaio, i due ordini di scuola si organizzano per illustrare ai ragazzi l’intero ventaglio di discipline e percorsi formativi che possono indirizzare i ragazzi che affronteranno la Scuola Sec. di II° grado, verso scelte mirate – e quanto più possibile consapevoli – a perseguire gli obiettivi di studio e professionali che intendono raggiungere nella loro vita.
La quasi totalità della mia attività di insegnante l’ho svolta nella Sec. di I° e di personale qui offro solo due testimonianze, per poi servirmi di considerazioni specialistiche legate proprio a questo periodo evolutivo così importante nella vita dell’individuo: l’adolescenza.
La prima testimonianza, la meraviglia che rinnovavo di anno in anno nel vedere il cambiamento repentino di sviluppo che avviene in appena tre anni di vita – la durata del percorso scolastico – dal fanciullo, al preadolescente, all’adolescente a tempo pieno.
La seconda: il timore, che percepivo nei ragazzi, davanti alla prima vera svolta della loro vita. La naturale incertezza nel fare una scelta – oggi avviene, ed è giusto, sempre di più in prima persona – che si riveli quanto più possibile priva di errori e inciampi.

L’adolescente nel mondo
Lydia Denworth è una contributing editor di Scientific American e, nella rivista, si interessa della rubrica di neuroscienze. Tempo addietro ha pubblicato un articolo: L’Età delle Opportunità dove si sofferma proprio su questo periodo dell’esistenza che come dice Leopardi “della vita è l’età più bella” ma al tempo stesso anche carica di implicazioni neuropsichiche delicate che necessitano di percorsi formativi attentamente valutati.
Negli ultimi quindici anni, riporta Denworth, le neuroscienze hanno nettamente modificato le idee sui cambiamenti strutturali e funzionali che interessano il cervello nel corso dell’adolescenza: una fase che comincia intorno ai dieci anni di età e prosegue fino all’età di circa 25.
L’adolescente interagisce sempre di più con l’ambiente sociale e vuole cominciare ad esserne fattivamente parte. È un periodo critico per l’apprendimento educativo ed emotivo. Una finestra temporale in cui il cervello è particolarmente disposto ai cambiamenti neurochimici e a fare uso anche dei comportamenti sociali per apprendere.
A questo proposito si porta un esempio per dimostrare come i tredicenni comincino ad assegnare particolare attenzione al loro status, alla necessità del rispetto e a non tollerare più di essere considerati, dagli adulti, dall’alto in basso.
Uno studio pubblicato nel 2019 su Nature Human Behaviour, mostra come quello che funziona con i più piccoli non funziona più per gli adolescenti. In molte scuole del Texas venne portato avanti un programma di alimentazione dove si raccomandava di non consumare cibo spazzatura. Comando caduto dall’alto. Mentre per i ragazzi delle elementari questo funzionava, quelli delle medie (i due ordini scolastici americani sono simili ai nostri) continuavano a consumare, se non in maniera addirittura maggiore, lo stesso tipo di prodotti.
La strategia educativa, a questo punto, cambiò.
Si chiese ai ragazzi di studiare per bene, sui media, le attrattive pubblicitarie di questi prodotti e poi fare una indagine conoscitiva servendosi di informazioni nutrizionali e di una serie di rapporti investigativi che rivelavano come, mentre i dirigenti delle aziende facevano marketing per attirare i giovani adolescenti, non lasciavano che i loro figli mangiassero i prodotti delle loro aziende.
Gli studenti scandalizzati hanno cominciato a vedere il mangiare sano come una forma di opposizione ai tentativi di manipolarli e per i mesi successivi hanno comprato soltanto gli spuntini sani della caffetteria della scuola.

Crescita e evoluzione
Quelli dell’adolescenza sono gli anni in cui la salute fisica è al massimo, in cui la forza, velocità, tempi di reazione, capacità di ragionamento ed efficacia del sistema immunitario migliorano o toccano un picco. Ma l’adolescenza porta con sé anche un preoccupante tasso di incidenti, depressione, violenza, comportamenti sconsiderati, disturbi alimentari, obesità e malattie a trasmissione sessuale, rispetto ai tassi osservati nei bambini.
Le neuroscienze hanno dimostrato che la pubertà apre un periodo di esuberante crescita neuronale con successiva “potatura” delle connessioni neuronali seconda solo all’analogo processo che si verifica nei primi tre anni di vita. E hanno mostrato che la maturazione dell’adolescente non è lineare. Il sistema limbico: un insieme di aree cerebrali sensibili a emozioni, ricompense, novità, minacce e “aspettative dei pari” va incontro a una crescita accelerata, mentre le aree del cervello responsabili di ragionamento, giudizio e funzioni esecutive continuano la loro marcia, lenta e costante, verso l’età adulta.
Lo squilibrio che ne risulta tra le forze responsabili dello sviluppo aiuta a spiegare anche l’impulsività, i comportamenti a rischio e la sensibilità verso la ricompensa e l’apprendimento sociale dell’adolescenza.
Dal punto di vista dell’evoluzione, molti comportamenti degli adolescenti, sono una spinta a lasciare la sicurezza della famiglia per esplorare il più vasto mondo sociale: un passo sulla strada per cui si diventa adulti indipendenti.
Il progetto “connettoma umano”, mostra che l’andamento delle connessioni varia da un adulto all’altro in tutto il cervello, mentre varia di meno nei bambini. Le differenze cominciano a comparire fra i 10 e i 16 anni, proprio in concomitanza allo sviluppo di valori e cognizioni sociali. E i cambiamenti nei dati sul connettoma si presentano, in media fra un anno e un anno e mezzo prima nelle ragazze che nei ragazzi, proprio con la pubertà, suggerendo come le due cose siano strettamente intrecciate.
Secondo due neuroscienziate Sarah- Jayne Blakemore e Kathryn Mills, rispettivamente dell’Università di Cambridge e dell’Oregon, l’importanza dell’interazione tra gli stimoli sensoriali come la vista e l’udito e questo momento evolutivo è così ben definita che un cervello privato di questi stimoli nel periodo iniziale dello sviluppo non riuscirà più a vedere o sentire normalmente.
In modo analogo, c‘è un periodo critico per l’acquisizione del linguaggio, il che spiega perché chi apprende una lingua dopo la pubertà tipicamente la parla con un accento straniero.
Questi periodi di rapido cambiamento creano opportunità di apprendimento ma anche di vulnerabilità.
“Il cervello adolescente è predisposto all’apprendimento emotivo e sociale, a esplorare, interagire, correre rischi per imparare; ma tutto dipende da quello che facciamo per dare loro opportunità strutturate di apprendimento” dice lo psicologo Andrew Fuligni dell’Università della California a Los Angeles. “Il cervello finirà per strutturarsi intorno a quello che gli è stato fatto in quel particolare moneto” continua.
Le sue ricerche mostrano che gli adolescenti sentono il bisogno di dare un contributo alla società e che farlo li fa sentire apprezzati e può servire da salvaguardia verso ansia e depressione.
Contributi nel gruppo dei coetanei, in famiglia o più in generale a livello di società sono fondamentali: non è un caso cha a promuovere i recenti movimenti sociali di protesta per il controllo delle armi, la salvaguardia dell’ambiente e contro il razzismo siano in gran parte i giovani.

Attenti alle depressioni
Lo psicologo Nicholas Allen dell’Università dell’Oregon, affronta un problema specifico: quello della depressione. Secondo Allen alcune informazioni sul tema della salute mentale con cui vengono in contatto i giovani potrebbero amplificare i loro problemi.
Come esempio cita la controversa serie di Netflix intitolata Tredici, in cui fra l’altro era dettagliatamente esposto il suicidio di un personaggio, e che alcune ricerche suggeriscono sia stata associata a un incremento dei suicidi fra gli adolescenti. “Se la discussione è orientata al supporto e alle soluzioni, o è invece una ruminazione mentale senza speranza, fa una fondamentale differenza negli effetti “ dice Allen “Troppo spesso gli adolescenti inclini alla depressione, all’ansia o all’ideazione suicidaria tendono a rimuginare sempre gli stessi pensieri, e trovano pericolosamente amici, on line o meno, che rinforzano questa tendenza, invece di aiutarli a superarla”.
Non sorprende perciò come gli interventi che appaiono più promettenti verso i giovani tengano conto della necessità di rafforzare il loro status, del rispetto da dare alle loro problematiche e del bisogno che hanno di offrire un contributo e dare un senso a quello che fanno.

Le giuste motivazioni
Nel programma 4-H (un programma di formazione e sviluppo giovanile del governo federale degli Stati Uniti) è stato chiesto ai giovani di mettere per iscritto obiettivi e motivazioni prima di partecipare alle attività educative e impegnarsi in esse. Le motivazioni si sono dimostrate la forma più potente di esprimere il loro “capitale identitario”. Oltre a rispondere alla domanda “chi sono io” a loro interessava sviluppare principalmente il concetto “cosa intendo diventare” e il proposito “ho gambe per camminare”.
Tornando allo psicologo David Yeager dell’Università del Texas – promotore del programma di alimentazione proposto all’inizio e di un’altra sperimentazione sempre sull’alimentazione che vi risparmio, perché qualcuno mi ha detto che sono prolisso – questi consiglia: “Come educatori, dovremmo essere in grado di mostrare che se si comunica con i teenager con rispetto e trasmettendo un senso di autenticità, e sostenendone l’autonomia e l’indipendenza, si ottengono maggiori effetti per gli adolescenti, e in particolare per quelli più avanzati nella pubertà”.
Nel tirare le somme, adesso ne sappiamo di più sui motivi per cui gli adolescenti alzano muri e resistono ai tentativi di modificarne abitudini, convinzioni e modi di affrontare le manifestazioni dell’esistenza.
E proprio queste conoscenze ci danno il modo, a noi adulti: familiari, educatori ed esponenti delle politiche sociali, di aiutare a buttarli giù, definitivamente, questi muri.

Chiusura in leggerezza
Per chi mi conosce, in classe ero tutt’altro che pedante, anzi spesso finivo la lezione con una battuta o con un aneddoto simpatico.
La deformazione professionale, anche in pensione, mi spinge a farlo di nuovo.
A proposito del cibo “specchietto per le allodole”, anni fa Beniamino Placido per Repubblica, fece un’ intervista a casa di Mike Bongiorno. All’epoca, il compianto presentatore, per una trasmissione a quiz su Canale 5, promuoveva la pubblicità di famose minestrine liofilizzate, dichiarando “io le mangio tutte le sere, sono buonissime, ve le consiglio!”.
Mentre procedeva l’intervista, Mike si allontano per rispondere al telefono. Placido fu vinto dalla curiosità di andare in cucina per sbirciare se la credenza fosse piena di tali celebrate minestrine… avrete certamente intuito: non ne trovò nessuna.

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