PERCHÉ ZELENSKY “A” SANREMO DISTURBA SALVINI, CONTE E CALENDA

L’Italia politica, non tutta ma quasi, sta apparecchiando un’altra “bella” figura di sé davanti al mondo. E tutto accade a causa dell’intervento registrato di un paio di minuti del Presidente dell’Ucraina martoriata da Putin che la Rai 1 ha programmato per la serata finale del Festival di Sanremo. 

Vi propongo i “dixit” di tre leader politici che in buona misura riassumono le posizioni del fronte del No all’iniziativa della nostra Tv pubblica.
Cominciamo da Matteo Salvini, che già nei giorni scorsi, sollecito più del solito, aveva lanciato una freccia avvelenata (Spero che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica) che nella versione aggiornata del suo No appare ancora più carica di cinismo. Eccola: “Zelensky a Sanremo? Mi chiedo quanto sia opportuno che il Festival abbia un momento così con guerra e morti in corso”. Magari al capo della Lega si potrebbe chiedere: Dica la verità, non vuole dispiacere a quel Putin che lei chissà perché continua ad ammirare tanto? Ma lasciamo perdere: ci sarà anche una qualche stranezza cronicizzata in Savini se nel giro di meno di quattro anni ha fatto crollare la Lega dal 33 al 7,5 per cento!
Non sorprende più di tanto, invece, il No di Giuseppe Conte. Sono ormai ben note le sue capacità di “resilienza politica” al mutare del ruolo che occupa: strenuo difensore del potere costituito quando è lui che lo esercita da posizione di vertice; improbabile rivoluzionario tanto al quintale e in pochette quando lo sfrattano dai Palazzi immeritatamente occupati e finisce nei sottoscala politici. Del problema in questione ha detto: “Fui contento quando Zelensky si confrontò col Parlamento. Non è così necessario averlo in un contesto così leggero come quello di Sanremo”. Quanta ipocrisia! Zelensky non va a Sanremo per cantare o raccontare barzellette. Conte sa bene perché ci va, ma finge di non saperlo, il furbacchione pugliese che ancora stenta a credere come sia stato possibile – nel 2018 – passare dal Nulla Assoluto a Palazzo Chigi.
Anche se per ragioni profondamente diverse da quelle di Salvini e Conte, non sorprende nemmeno il No del leader di Azione, Carlo Calenda, che pure è un atlantista convinto e sincero sostenitore della causa Ucraina. Il problema è che la sua Egolatria politica ha raggiunto livelli ormai inarrivabili, per cui va contrastato, a prescindere dal copione, un qualsiasi protagonista sulla scena che non sia lui, specie quando la scena è in eurovisione o mondovisione come nel caso del Festival di Sanremo. Calenda motiva così il suo No: “A me parrebbe molto strano vedere un presidente, impegnato a difendere il suo Paese, tra una canzone e l’altra, tra uno sketch e l’altro”.
Ora, diciamoci, la verità, possibile che una persona intelligente come Calenda trovi strano, e non già ordinariamente normale, che un politico altrettanto intelligente, qual è Zelensky, scientificamente e giustamente profitti dell’ambita scena Sanremo, in mondovisione o eurovisione che sia, per rilanciare di fronte a milioni di persone il drammatico messaggio della sua Ucraina devastata dal criminale Putin?
E allora come la mettiamo, egregi Salvini, Conte e Calenda: insistete con il ritornello della canzonetta “sanremese” secondo cui sarebbe “inopportuno un momento così con guerra e morti in corso”, o “una stranezza vedere un presidente impegnato a difendere il suo Paese tra una canzone e l’altra, tra uno sketch e l’altro”, oppure ancora “niente affatto necessario avere Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo”? Insistete con questo spartito stonato e bugiardo – egregi Salvini, Conte e Calenda – oppure vi decidete a prendere atto delle ragioni, giuste e sacrosante, che hanno indotto la Rai a concedere due minuti a Zelensky per parlare di una tragedia immane in un momento di straordinaria attenzione di milioni di persone?
Se almeno arrossiste un po’!

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