IL CORSIVO – I prossimi nuovi magistrati? Meglio se totalmente scemi

Vuoi diventare magistrato? Carissimo giovane, preparati: non ti basterà più sudare sette camicie sui libri per affrontare e superare il concorso; dovrai esercitarti per una terza prova d’esame oltre alle due già tostissime previste oggi. Non è una nuova materia, ce ne sono fin troppe. La prova consiste nel sacrificio umiliante di sottoporti ad un test di verifica della tua stabilità mentale. E solo Nostro Signore sa perché mai la stessa cosa non viene imposta per altre categorie professionali che svolgono compiti non meno delicati di quelli svolti da Pm e Giudici.
Questa nuova norma, fortemente voluta da Forza Italia e Lega, è stata inserita nel Ddl di attuazione della Legge Cartabia sulla riforma del Fascicolo dei magistrati andato ieri in Consiglio dei ministri. In buona sostanza, come recita il testo, terminate le prove orali, i candidati vengono sottoposti alla verifica della idoneità psico-attitudinale allo svolgimento delle funzioni giudiziarie. Al riguardo, la formula usata è volutamente alleggerita, forse per evitare scontri con i rappresentanti della categoria. Il senso reale della prova vien fuori, però, quando si fa riferimento al profilo degli specialisti esaminatori, che sono sia psicologi che… psichiatri: insomma, va bene l’attitudine ma solo se accompagnata alla stabilità mentale.
Difficile, decisamente improbabile, entrare nella psiche di chi ha ideato la norma testé descritta per capirne l’ispirazione. A questo punto, una possibile chiave interpretativa non può che essere scherzosa. Delle due l’una: o il governo Meloni vuole che i futuri magistrati siano “stabilmente” allineati alle proprie direttive, altro che indipendenza della magistratura; oppure li vuole totalmente scemi, categoria dello spirito da sempre preferita dal Potere politico, sia di destra che di centro e di sinistra.

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