Oceano Indiano

Mentre in Italia cresceva la tensione per la delicata elezione del Presidente della Repubblica e iniziava il conto alla rovescia per l’atteso Festival di Sanremo, dopo il tempo sospeso tra pandemia e lockdown, finalmente ho ripreso un volo intercontinentale e, dopo 18 ore di viaggio, sono salita su un idrovolante che è atterrato su un’isola dell’Oceano Indiano. Atollo Daahlu, Maldive, Paradiso terrestre.

Sembra strano, ma anche qui si lavora. Ho accettato un incarico commerciale nel settore moda, una sorta di vacanza alternata al lavoro di rappresentanza e promozione di un noto brand del lusso in un bellissimo resort a gestione italiana. Le attività turistiche qui sopravvivono facendo i conti con la sofferenza e con la crisi della pandemia ancora in atto, ma si cerca di andare avanti tra mille precauzioni perché la vita e le attività di questi luoghi oceanici possano continuare.

In tempo di pandemia, atterrare in un posto simile rappresenta un privilegio nel privilegio, ma tale considerazione, oltre ad essere scontata, mi pare piuttosto irrilevante. Mi soffermo invece sulle sensazioni forti che ho provato quando sono sbarcata in questo luogo magico, fino ad oggi a me totalmente sconosciuto.
Il lusso qui ha due facce: quella della natura esplosiva con clima perfetto, colori vividi, profumi inebrianti, ma anche quella dei resort di fascino e di charme, sempre più curati e impeccabili per accoglienza, ospitalità, servizi di altissimo livello.

Le ragioni per decidere di venire alle Maldive possono essere molteplici e vanno dalla passione all’ostentazione. Ma la scoperta più sorprendente e la sensazione più inaspettata che ho provato è stata quella del paradosso tra l’effetto sogno, pace e relax e lo sconvolgimento delle emozioni e delle percezioni interiori.

Le Maldive sono un luogo onirico “sovversivo” nel quale la nostra mente e la nostra sensibilità vengono sollecitate all’ennesima potenza. Si ha la sensazione di essere catapultati in un’avventura spirituale e sensoriale nella quale si risveglia quella parte di noi dimenticata, trascurata dal quotidiano, offuscata dalla frenesia, accantonata dalla paura di scoprirci. Si è avvolti da un flusso di stimoli primordiali che creano una sorta di caos interiore, un caos in sintonia con ciò che ci circonda e che ci invita a seguire il nostro io più intimo e più privato.

A prescindere dal fatto che si rimane connessi con il resto del mondo grazie alla tecnologia, la connessione più potente che si attiva in questo posto è quella con noi stessi. Una connessione ingombrante, fatta di onde magnetiche che si intromettono tra noi e quei device “always on” che ci portiamo al guinzaglio, sempre pronti a fornirci le sollecitazioni di una realtà momentaneamente lasciata a casa.

L’nterferenza con una certa parte di noi stessi qui è forte, predominante, e tutto ciò che arriva dalla dimensione del quotidiano sembra passare in secondo piano. Non si tratta di rimanere passivi a contemplare il mare, il sole, i pesci tropicali. Si tratta di qualcosa di più profondo e di più complesso. Questi atolli incontaminati, questi gioielli della natura, sono come set cinematografici naturali nei quali la luce e i colori non hanno bisogno di un regista o di un direttore della fotografia perché lo sono già loro. Sono loro che ci dirigono e ci trasformano in attori inconsapevoli di esserlo.

Al netto di lusso, sabbia, acqua, suoni, silenzio, buio, luce, pesci, coralli, alle Maldive ci si sente pervasi da una forte energia e da una sensazione di presenza universale senza ritorno. È come un caos che sovverte l’ordine bussando alla porta della nostra interiorità attraverso tutti i piccoli e i grandi elementi di una natura potentissima, mistica, misteriosa.

E le persone? Anch’esse speciali, cariche di umanità e di spiritualità orientale, sempre pronte a ricordarci con garbo e delicatezza l’importanza del rapporto tra corpo, mente e anima. I loro sguardi sereni e i loro sorrisi introspettivi non mi lasciano indifferente. I loro movimenti armonici e delicati e la loro lentezza innata mi sfidano, mi mettono quasi in soggezione per la loro capacità di interrompere la perenne corsa contro il tempo, l’ossessione del fare, del dire, del pensare.

Il mio soggiorno qui sta per terminare. Da quando sono arrivata, ho scattato decine di fotografie che, come tutte le altre, rimarranno nel mio archivio digitale e probabilmente non prenderanno mai vita su carta stampata, cosa che invece accadeva in passato. Non importa, lo scatto digitale si è collegato direttamente al mio cuore e ogni singola immagine catturata in questo paradiso terrestre rimarrà impressa dentro di me in modo inesorabile e tridimensionale: nel corpo, nella mente, nello spirito.

Il viaggio alle Maldive è stato una avventura energetica senza precedenti, un’introspezione allo stato brado, priva di filtri se non quelli solari. Un’esperienza privata e condivisa, la possibilità di rigenerarsi e di ripartire.

Ho provato emozioni forti, ho avuto la conferma che il legame tra noi e l’universo passa attraverso il contatto autentico con noi stessi e con ciò che ci circonda. Ogni tanto dobbiamo fermarci.

Vi auguro di poterlo fare e di provare tutto questo sulla vostra pelle, magari mentre si sveste e si abbronza.

In questa alba silenziosa e riservata ai suoni della natura la mia voce stride attraverso i tasti che sto digitando. Ma è un canto di gioia sincera che arriva dal cuore.

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