LORO CAPISCONO TUTTO

Poesia scelta: LORO CAPISCONO TUTTO
Autrice: Oana Lupascu

Accovacciati tra le foglie superstiti dell’inverno
Vedo straccioni mendicanti
Alle porte della vecchia chiesa
Sono versi inattesi e vagabondi
Meravigliato il mio cuore cerca nelle tasche
Spiccioli di quel ragazzo del tamburo
Al tempo delle scoperte acerbe
Dal passo lesto ora lento e furtivo
La pelle sente la parola misera che sale
E si sfalda incompresa e preme sul petto
Si lascia sfiorare appena dai ricordi

Vidi il vento mordere un fiore
Gli disse che era per amore
E il destino pareva dar torto alle muse
Mentre io cercavo ancora una ragione

Nascosto nell’attesa della sera
Nel suo nuovo candore
Un bacio fluttua tra due parole

A cura di Emanuela Sica
“Questa (poesia) porta la magia dell’attenzione del cuore mai indifferente/diffidente. Quel bacio che fluttua rende speciale lo spazio fra le parole, ad esso superflue.” Vorrei iniziare questo viaggio nella “carne” della poesia attraverso le parole del grande maestro Armando Saveriano che, nell’apprezzare i versi “Lupaschiani”, riuscì a far emergere, in poche parole, l’anima della lirica e dell’autrice stessa.
Eppure l’incipit è quello drammatico, ma veritiero, dell’umanità che spesso si volta dall’altra parte e non guarda, con la sensibilità del cuore, quello che accade intorno, preoccupata com’è dalla propria routine quotidiana e non accenna a rallentare il passo neppure davanti ad un mendicante. Per questo, se da un lato l’insensibilità, la mancanza di attenzione e cura del prossimo, pare muoversi con cadenze dell’ineluttabilità, ecco che una viandante che si ferma e osserva aprendo le porte della sua esistenza alle sofferenze altrui.
In questo caso la poetessa assorbe nel suo petto e nelle sue emozioni fluide la freccia arroventata della povertà e da quel colpo ne esce fortificata nella convinzione che gli occhi e le azioni del mondo vadano indirizzati a chi non ha nulla per cui vivere.
Anche nella ricerca di qualche spicciolo per il “ragazzo del tamburo” vi è la necessità di aderire a quella vita rinnegando l’indifferenza generale. Il prossimo siamo noi nella capacità che abbiamo di approvvigionare nutrimento per chi ha fame, soffermarsi a capire e ascoltare storie che nessuno vuole sentire. Rallentare il moto perpetuo del mondo indifferente all’altro, e dalla immedesimazione nella vita altrui costruire giorni migliori soprattutto per la necessità di donare visibilità a chi esiste ma sembra essere trasparente.
E la si può “vedere” nella scenografia della poesia, l’autrice, quasi immobile davanti a quelle immagini di dolore e di sofferenza. In quel suo sguardo, non distratto dai rumori esterni, focalizzato e attento, si mette a nudo la sensibilità e l’empatia dell’autrice con il suo prossimo. Comprendere l’altra vita è opera di ingegno che può essere messa al mondo solo con l’empatia, con la trasposizione della propria materia nella pelle dell’altro o dell’altra.
Solo così si riesce a leggere la storia che è dentro un corpo, solo così la meschina apparenza si sfalda per portare alla luce la meraviglia di un’esistenza e riannodare i fili dei ricordi, di quei momenti in cui, magari, la felicità o la spensieratezza non era sporca di miseria.
Livida si mostra la genealogia della povertà che assale e lascia sul terreno, staccandole dagli alberi della normalità, tantissime esistenze che inversamente sarebbero ancora verdi foglie sui rami. Il vento che muove l’essere umano, il destino che senza ragione coglie e recide fiori dal giardino dell’esistenza, si inchina solamente alla parola “amore” eppure da questa pare rifuggire ogni qual volta la cattiveria si insinua a smuovere le zolle, a creare solchi divisori e margini di scontro aperto.
Il vento è, altresì, il soffio della natura quindi “movimento vitale” che allude all’energia che muove il corpo fisico, ma anche lo spirito e, simbolicamente, insegna che nella vita tutto si muove e che prima dell’equilibrio c’è sempre uno sconvolgimento. Altre interpretazioni ne captano significati quali intelligenza e libertà, forza vitale, vigore ed energia. Nei sogni, presagisce cambiamenti nella vita che si verificheranno molto presto. Maggiore è la forza del vento, più forte e impattante sarà il cambiamento rappresenta anche emozioni o situazioni instabili.
Una menzione a parte va fatta rispetto all’assenza di punteggiatura, una caratteristica che, nuovamente, ritorna e segna quasi una sorta di evidenza o influenza della poetica di Saveriano. Mi piace pensare che nella profondità del suo sentire, del suo poetare, Armando abbia lasciato, in ogni persona che ha avuto la fortuna di conoscerlo e incontrarlo nel suo percorso poetico, una traccia che si illumina al passaggio della lettura.
Così è accaduto a me nello scoprire questa poesia, non soltanto per l’utilizzo della “metafora-parola” ma immediatamente, come lampo, per l’avversità, mai rinnegata anzi esaltata, alla punteggiatura che, tuttavia, non si riverbera nell’utilizzo della maiuscola che indica la chiusura del verso comunque senza necessità di inserirne il simbolo.
Infine, nella traccia della sera, nella contraddizione in fieri col candore, vi è il riemergere, prepotente del legame d’amore.
La melodia che riavvicina i cuori, che li rende pulsanti e vivi anche rispetto all’eventuale e, per alcuni versi, ingiusta decisione delle muse (del fato) che avvolge e travolge ogni cosa…o forse non tutto soggiace al suo volere. L’amore può, da solo, ribaltare il futuro e renderlo meno pesante del presente?
Sembra che la risposta dell’autrice sia un flebile sì. Quasi detto in punta di piedi, con estrema grazia e forse anche con timore di essere smentita, anche se in cuor suo è consapevole che la vera battaglia della vita si vince riportando gli avversi istinti sul terreno dell’amore.
Il protagonista assoluto del “loro capiscono tutto”, ossia del titolo che da solo dovrebbe far intendere l’oggetto e la soggettività insieme della poesia, è non soltanto il cuore ma ogni cosa che si muove intorno a questo. A partire dal corpo che lo avvolge e lo custodisce come perla preziosa e non scontata dell’essere, a seguire le peculiarità del mondo esterno, fatto di abitanti e disabitanti, di presenze e di assenze, di povertà e ricchezza, di grandi slanci e d’indifferenza.
In questa dimensione, ricercata come sorgente di appagamento, non rinnegata anzi esaltata nella crasi dello spirito che invoca una sorta di legame con queste “emergenze sociali”, la poesia si snoda fluida, lineare, assolutamente in tema con il percorso emozionale che si vuole evidenziare. Una donna che si accompagna al ricordo di un amore che fu e che potrebbe essere ancora “un fiore” morso dal “vento” nella guerra contro la ragione che, dal canto suo, direbbe il contrario, imporrebbe un’incondizionata resa alla speranza.
Eppure il viaggio di un bacio, spesso arriva a destinazione senza neppure indicargli la strada. Il viatico è quello dello stupore di chi è nascosto e si fa trovare senza troppa fatica.

Oana Lupascu: nata nel 1944 in Romania, ha completato gli studi liceali e frequentato il Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bucarest per conseguire poi la Laurea in Lingua e Letteratura Francese presso l’Ateneo di Bologna. Ha insegnato Lingua Francese in varie scuole di Bologna e provincia. Attualmente in pensione fa parte di vari gruppi letterari di Facebook dove pubblica i suoi versi che ha cominciato a comporre nel 2018 e ha una costante e fruttuosa attività letteraria e culturale. Nel 2020 ha pubblicato la prima silloge “Mai come me” che ha ottenuto nel 2021 il Premio Speciale della Giuria del Concorso Nazionale intitolato alla Città di Conza.

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