La guerra degli dèi

Avete mai letto il best seller “Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità” scritto nel 2011 da Yuval Noah Harari? 

Storico, saggista e professore universitario israeliano, esperto di storia militare, storia medievale e storia del mondo (su YouTube si trovano video di lezioni seguite da centinaia di migliaia di persone), in questo libro Harari racconta la storia dell’uomo nei suoi molteplici aspetti, a partire dall’Età della pietra, fino all’evoluzione tecnologica del XXI secolo.
Un viaggio affascinante, un racconto fluido e scorrevole della nostra evoluzione, un’analisi a tratti poetica, a tratti spietata, di tutto ciò che noi esseri umani siamo stati capaci di conquistare e di trasformare nei millenni.

Nella post prefazione del libro è concentrata l’essenza del pensiero dell’autore il quale, dopo averci condotto per mano alla scoperta di chi siamo e da dove veniamo, attraverso una prosa ben organizzata e scorrevole, giunge ad una conclusione che riporto di seguito:

“Circa 70.000 anni fa Homo sapiens era ancora un animale insignificante che si faceva i fatti propri in un angolo dell’Africa. Nei successivi millenni si trasformò nel signore dell’intero pianeta e nel terrore dell’ecosistema. Oggi è sul punto di diventare un dio, pronto ad acquisire non solo l’eterna giovinezza, ma anche le capacità divine di creare e di distruggere. Sfortunatamente il regime dei Sapiens sulla Terra ha prodotto fino a questo momento ben poco di cui possiamo essere fieri. Siamo diventati i padroni del territorio che ci sta intorno, abbiamo incrementato la produzione alimentare, costruito città, fondato imperi e creato estese reti commerciali. Ma abbiamo forse diminuito tutte le sofferenze del mondo? Più e più volte, i massicci incrementi della potenza umana non hanno necessariamente migliorato il benessere dei singoli Sapiens, e di solito hanno provocato immense sofferenze negli altri animali. Negli ultimi decenni, per lo meno, abbiamo compiuto qualche vero progresso per quanto riguarda la condizione umana, con la riduzione delle carestie, delle epidemie e delle guerre. Tuttavia la situazione degli altri animali sta deteriorandosi più rapidamente di quanto sia mai avvenuto prima, e il miglioramento di condizione della massa dell’umanità è troppo recente e fragile perché possa essere considerato una certezza. Inoltre, nonostante le cose sorprendenti che gli umani sono capaci di fare, restiamo incerti sui nostri obiettivi e sembriamo scontenti come sempre. Siamo passati dalle canoe alle galee, dai battelli a vapore alle navette spaziali, ma nessuno sa dove stiamo andando. Siamo più potenti di quanto siamo mai stati, ma non sappiamo che cosa fare con tutto questo potere. Peggio di tutto, gli umani sembrano più irresponsabili che mai. Siamo dèi che si sono fatti da sé, a tenerci compagnia abbiamo solo le leggi della fisica, e non dobbiamo render conto a nessuno. Di conseguenza stiamo causando la distruzione dei nostri compagni animali e dell’ecosistema circostante, ricercando null’altro che il nostro benessere e il nostro divertimento, e per giunta senza essere mai soddisfatti. Può esserci qualcosa di più pericoloso di una massa di dèi insoddisfatti e irresponsabili che non sanno neppure ciò che vogliono?”.

“Una massa di dèi insoddisfatti e irresponsabili che non sanno neppure ciò che vogliono ” è una delle definizioni più forti e inclusive che abbia mai letto sul genere umano. Mi ha fatto venire i brividi. Esprime tutta la precarietà, l’inquietudine, la pericolosità, della nostra specie che ha preso il controllo totale del pianeta perdendo totalmente il controllo delle proprie azioni.
Le “capacità divine di creare e di distruggere” si sono unite all’abilità del trasformare, del manipolare, del sopraffare, ma senza una vera meta se non quella della conquista del potere autocentrato.
Harari, che ha scritto questo libro nel 2011, descrive la conquista del progresso come il superamento di epidemie, carestie e guerre, ma tiene a sottolineare che il miglioramento della massa umana gli sembra troppo recente e troppo fragile, che l’equilibrio è troppo precario per poter assicurare la certezza della stabilità.
Una profezia? No, si tratta di logica. La specie umana, la massa irresponsabile e insoddisfatta che siamo noi, si è rivelata nuda alla meta. Questi dèi con il delirio di onnipotenza, non sono riusciti a colmare i divari e le diversità, non sono stati in grado di diminuire le sofferenze, di rispettare l’ecosistema tanto quanto il sistema umano. Sono riusciti a creare tensioni sempre più pericolose tra popoli, etnie, religioni, partiti politici, territori e nazioni. Si sono prodigati a fomentare l’odio, a semplificare le grandi questioni, i grandi temi politici, sociali, culturali, nel nome del consenso e della propaganda. Hanno fatto proclami, hanno lanciato messaggi fuorvianti, hanno preferito ridurre la cultura ai minimi termini, creare dipendenze passive, appiattire il pensiero, omologandolo attraverso mezzi digitali sempre più sofisticati. Ma il rapporto tra il mezzo digitale sofisticato e la consapevolezza e il senso critico di noi umani è sempre più inversamente proporzionale.
Gli dèi di Harari, pur dopo millenni di desiderio di progresso e di pace, non sono altro che un modello di autodistruzione, una massa sempre più incontrollabile e pericolosa di schegge impazzite, totalmente incapaci di comprendere il senso del ruolo che avrebbero nell’universo.
Mai come oggi, in questa ennesima guerra incomprensibile che si sta consumando in Ucraina, a poche ore di volo da noi, non esiste confine tra distruzione e autodistruzione.

Cari dèi, dèi che manovrate gli altri dèi, le bombe e i fucili, non illudetevi di poter distruggere senza autodistruggervi. La vostra smania di potere, di conquista, di possesso (o di conservazione) logora i vostri nemici, ma avvelena anche voi stessi.
Trovate pace, scendete dal trono di fumo che pensate di occupare e date un senso dignitoso a ciò che avviene su questo Pianeta. Siate umili prima di sentirvi onnipotenti, cercate la ragione e la pace. E ricordate: questa Terra, vostro malgrado, continuerà ad esistere anche senza di voi, dopo che vi sarete autodistrutti.

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