DE LUCA E CRISANTI, LE CASSANDRE (DEL COVID) INASCOLTATE

Per sdrammatizzare, giocandoci un po’ su col paradosso, si potrebbe dire: “Eh, già: De Luca si lamenta che in Campania si sono esaurite le dosi di vaccino anti-Covid. Però, se lui non avesse saltato la fila facendosi vaccinare senza averne diritto in questa fase, oggi avremmo ancora una fiala disponibile”.

Scherzi a parte, non si può non rilevare che i fatti stanno dando ragione allo Sceriffo ancora una volta. I fatti raccontano che la Campania, nonostante la gravissima carenza di personale sanitario nelle Asl e negli ospedali, ha tenuto i ritmi di vaccinazione tra i più alti in Italia, fino ad esaurire con largo anticipo, appunto, il primo blocco di dosi assegnate. Raccontano che la distribuzione del farmaco nelle regioni ha seguito criteri sballati. E raccontano che altrove – nella blasonata Lombardia, ad esempio – si registra il record di lentezza nella somministrazione del “salvavita”.

Il problema di De Luca è che forse dice cose giuste nei toni sbagliati. Ma a chi volete che interessi la forma se la sostanza è aderente alla realtà di una emergenza tanto drammatica come quella che stiamo vivendo?

Il commissario Arcuri sarà pure – anzi certamente è – un manager di raffinatissime qualità. Epperò che senso ha tenere scorte di vaccino inutilizzate in Lombardia, perché Lì non riescono a smaltirle, e farle mancare altrove? S’invoca e si esalta, molto opportunamente, il principio dell’Italia Una, Unitaria e Indivisibile, e poi nella pratica tutela del diritto alla Salute ci dividiamo – nemmeno più in Nord, Centro e Sud – ma in singole regioni. Si potrebbe dire – per estensione – che siamo di fronte al subdolo tentativo di sperimentare l’autonomia differenziata del Covid sulla pelle dei cittadini. Insomma, ai quartieri alti di questa pessima gestione della pandemia si sta perdendo la testa.

O si è già persa del tutto. Come suggerisce la decisione di insistere con questa storia arlecchinesca dell’Italia a colori. Rosso, Arancione, Giallo, Giallo Rafforzato. Ed ora – come si è letto da qualche parte – sta per arrivare anche il Bianco. Con il risultato buffo che ci siamo fatti Natale e Capodanno un po’ dentro e un po’ fuori per ritrovarci oggi con la curva dei contagi di nuovo impietosamente in salita, e con i ministri Speranza e Boccia a scaricare sui governatori regionali una responsabilità da “sindrome confusionaria mentale” che è soltanto loro.

In Italia abbiamo due Cassandre. Una è il già abbondantemente citato Vincenzo De Luca. L’altra è il Professor Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia a Padova dopo anni di insegnamento al prestigioso Imperial College di Londra. Il primo per Intelligenza Politica, il secondo per Sapienza Scientifica, fin dall’inizio dell’epidemia nel nostro Paese hanno avuto posizioni “rigoriste” convergenti. De Luca è stato assai spesso sbeffeggiato dalla Politica Salottiera e dalla Stampa di Regime per le sue terribili “preveggenze” e per la severità delle misure conseguenziali proposte. Crisanti, peggio ancora, è stato vittima di più tentativi di isolamento ad opera di larga parte del mondo accademico, anch’egli per la visione pessimistica – ma rivelatasi puntualmente realistica – dell’andamento della pandemia in relazione all’inadeguatezza degli interventi operati.

La ricostruzione cronachistica degli eventi Covid – dalle curve dei contagi agli effetti prodotti dalle diverse misure restrittive adottate – fornisce la riprova che le due Cassandre avevano azzeccato tutto: a cominciare dall’assunto che la diffusione del Virus si è nel tempo aggravata, non per responsabilità del destino cinico e baro, ma a causa delle mezze e tardive decisioni varate. Crisanti ha denunciato per mesi l’assenza di un tracciamento rigoroso del contagio. De Luca, dal canto suo, ha contestato ossessivamente il lassismo del governo centrale in concessioni demagogiche di libertà marginali ma rischiosissime, oltre ai mancati controlli sulle mobilità non autorizzate.

Storia di ieri che purtroppo ricorre oggi, quando siamo ancora molto lontani dalla vaccinazione di massa che ci porterà all’immunità di gregge e, di converso, mentre la Scienza ci avverte che la terza ondata è ineluttabile e vicina.

È di ieri il “ricorso storico” di Crisanti che invoca “un lockdown vero, duro, veloce, oggi ancor di più perché c’è da gestire la campagna di vaccinazione prima che le varianti complichino la situazione”. Ed è di ieri il “ricorso storico” di De Luca che rimprovera al governo centrale l’adozione di mezze misure pasticciate che confondono le idee a tutti e ci fanno precipitare di nuovo nel caos.

Forse è il caso di ricordare – a chi se ne fosse dimenticato – che nella mitologia greca Cassandra “non procurava sventure”, oggi diremmo: “non era una iettatrice”. Semplicemente le “prevedeva”. Ed aveva la civilissima abitudine di darne tempestiva e sofferta informazione, probabilmente per suggerire di correre ai ripari prima che fosse troppo tardi. Attualizzando e traducendo nel gergo opportuno, Crisanti e De Luca stanno dicendo a Palazzo Chigi: “Badate, le cose non stanno andando affatto come dovrebbero. Se non vi spicciate, e nel modo giusto, dopo saranno cazzi amari!”.

Ora, poiché si tratta di “cazzi nostri”, faremmo bene tutti a farci sentire – sempre in maniera civile – nei contesti istituzionali delle comunità di appartenenza. Non aspettiamo di prendercela – poi e inutilmente – con il destino cinico e baro. Quello non c’entra niente. Detta altrimenti, per stare in gergo, quello si fa i cazzi suoi.

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